DEVIN TOWNSEND: Empath
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10/04/2019Finalmente! Avrei litigato pur di recensire ‘Empath’. Lo ammetto. Pensate sia esagerato? Non avete la minima idea! Devin Townsend è un genio assoluto. Se non siete d’accordo, pensate solo al fatto che questo è il suo diciottesimo lavoro. Più prolifico di Frank Zappa e cento volte più squilibrato. Sul nuovo disco non si smentisce. Un capolavoro dall’inizio alla fine. È un opera delirante, a tratti quasi demenziale, spesso pomposa ed esagerata sia per gli elementi orchestrali, sia per i blastbeats ipersonici a 300 bpm. Sapete chi dovete ringraziare per quest’album? Chad Kroeger! Vi state chiedendo chi è costui? Quello di “Rockstar” e “How You Remind Me”?? Si, proprio lui! In un momento di sconforto, Devin stava considerando di fare un prodotto più commerciale, leggero e digeribile, e chiese a Kroeger alcuni consigli su come farlo. Sentito ciò, il biondo canadese gli ha detto di sbattersene di quello che pensa la gente, o di quello che vorrebbe ascoltare, e di comporre le canzoni che avrebbe voluto fare da sempre, di cui essere orgoglioso e dove metterci tutto sé stesso. E così è stato. ‘Empath’ sembra una colonna sonora di Hans Zimmer dopo un weekend a base di psicofarmaci tra i più distruttivi per il cervello. Non so cosa diamine abbia ingerito Mr. Townsend, ma la sua creatività esplosiva è inimitabile, una spanna sopra tutti. Trecento stili musicali incastrati uno nell’altro, e la cosa più assurda è che questa accozzaglia maledetta funziona alla perfezione. Un momento vuoi pogare, un secondo dopo vuoi ballare, poi vuoi sederti su una poltrona ed accenderti un sigaro e sorseggiare whisky mentre ascolti una sinfonia. Ma come diavolo gli riesce? Ascoltate “Genesis” per avere un idea! Gustatevela guardando anche il video; altrimenti l’esperienza non è completa. Personalmente, sono rimasto estasiato da "Singularity", l’opus magnum dell’album, percepisci sulla tua pelle come ci si deve sentire dentro, quando si soffre di schizofrenia e di sdoppiamento della personalità. Immensa. Momenti di dolcezza e serenità gradualmente si trasformano in un’orgia di cacofonie distorte, epiche, un muro di suono invalicabile che torna ad una melodia solenne, degna del miglior cantante lirico, si riparte con i blastbeat più veloci della luce ed assurde chitarre prese dalla tabella dei metalli pesanti. ‘Empath’ è il suono di una supernova che esplode e diventa un buco nero. La creazione, la distruzione ed il ciclo che si ripete nuovamente, cioè la vita. Disco dell’anno? Indiscutibilmente! Grazie ancora, Chad!
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