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KATALEPSY: Gravenous Hour

data

16/06/2016
80


Genere: Brutal Death Metal
Etichetta: Unique Leader
Distro:
Anno: 2016

Nel 2013 i Katalepsy, dopo due Ep, rilasciano il loro primo full-length su Unique Leader. A tre anni da quell'uscita, 'Autopsychosis' è ancora nelle mie orecchie. In un panorama, quello brutal, sempre più appariscente e meno incisivo, dove copertine spaventosamente belle, ritmiche improbabili e accordature di chitarra sempre più basse, alla fine non fanno altro che ucciderci si, ma dalla noia, questi cinque ragazzi tirarono fuori un album colossale. 'Atopsychosis' era ed è un capolavoro, una miscela spaventosa di slam, tecnicismi taglienti e pura potentissima cattiveria death metal della migliore tradizione classica. Proprio a causa di questo straordinario esordio, ho dovuto faticare non poco per entrare in confidenza col suo successore (ancora per Unique Leader), che avrà il duro compito di farci capire quanto sia ancora minaccioso questo combo russo. Partiamo dalla copertina, nuovamente fantastica e anche stavolta creata dall'artista W. Smerdulak. La musica invece è cambiata. In peggio, ho pensato ai primi ascolti di questo nuovo 'Gravenous Hour'. Mancava quel qualcosa di aggressivo e lancinante che aveva caratterizzato il suo predecessore. Mancavano quei cambi di tempo che, tra un break e l'altro, ti dilaniavano l'ascolto; quei riff pesantissimi che improvvisamente acceleravano, per poi rallentare, ed insieme alla batteria tornare a schiacciarti. In realtà, bisognava solo cambiare prospettiva. Non siamo qui a capire se la band è valida o meno, questo è stato già dimostrato. 'Gravenous Hour' è molto più accessibile del suo predecessore, facendo della semplicità e della compattezza la sua arma migliore. Esattamente, proprio quella semplicità che all'inizio sembrava una carenza di idee, si è rivelata ed è uscita fuori con tutta la sua efficacia, solo dopo diversi ascolti. Dopo la melodica “Into The Dark Of Stars”, intro strumentale, “Blindead Sultan” e “To The Lords Of Nihil” vi seppelliranno con tutta la loro aggressiva compattezza e con quei pochissimi sprazzi di slam ancora riscontrabili. Da qui in poi, a parte il lavoro di basso molto stile Obscura in “The Long Bright Darkness”, non riuscirete mai a mollare l'ascolto, rimanendo piacevolmente tramortiti sotto numerosi riff e assoli ottimi, blast beat e tanto puro brutal death (Suffocation e Aborted su tutti) da manuale. L'asticella non si alza, ma calcolando che era già stata posizionata molto in alto, va benissimo così.

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