KARG: Dornenvögel
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17/01/2019Sesto capitolo discografico per la one man band Karg, mestizia che si materializza e nella quale dolcemente naufraghiamo. Melodie e delicatezza ci accarezzano il volto, alternando momenti in cui gemito black metal ci soffia addosso tutta la propria gelida essenza. Dissonanze impreziosiscono di sperimentazione un disco che, seppur interpretato da un unico musicista, mostra di sé ottime qualità tecniche. Gusto per armonie e alternanza, tutt’altro che prevedibile, tra suite più estreme e melodie. Classe sopraffina in un full-length nel quale i colori cupi si fanno via via più miti, quasi accoglienti, in cui la mestizia diventa poi monito per aspirazioni più alte, dolore che fortifica e che dona una consapevolezza prima sconosciuta. Dissolvenze di chitarra ed intro in taluni brani ci portano alla mente la scuola norvegese. Tratti di post-rock sostengono la tesi, poi situazioni più minimali di matrice ambient, certamente derivanti dal passato dell’artista, chiudono il cerchio del progetto. Old school e sperimentazione convivono in un’ideale forma espressiva in cui Wahntraum esprime se stesso, senza eccessivi fronzoli. I settantasei minuti di durata di Dornenvögel sono forse eccessivi, se non altro per l’ipnotico intercedere che, talvolta, si viene a creare nello sviluppo dei pezzi. Peccato veniale, il quale fa sì che il disco non sia così incisivo ed immediato come potrebbe. Alcune soluzioni vengono ripetute, così da creare una sorta di effetto di ridondanza nel full-length, sensazione che idealmente stona con la natura stessa di Karg. Black metal nell’anima di un capitolo che può essere apprezzato anche da ascoltatori più ricercati e da chi cerca emozioni nel sound, oltre alla tecnica. Se Wahntraum riuscirà a snellire un po’ la proposta in futuro, magari puntando di più sulle ottime suite più melodiche, potrebbe fare un definitivo salto di qualità.
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