IN TORMENTATA QUIETE: TEATROELEMENTALE
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19/09/2009Ritornano dopo quattro anni di silenzio, e lo fanno in grande stile, con un album che sembra voler puntare davvero in alto, con tocchi di classe, sprazzi violenti, e inni all’eleganza. La nuova fatica del sestetto bolognese, arriva dove altri falliscono, creando una miscela davvero sorprendente. Per quanto riguarda il contesto lirico, almeno secondo ciò che suggerisce chiaramente l’introduzione, siamo dinanzi un lavoro totalmente dedicato/ispirato al maestro Pirandello. Il lato folcloristico della proposta musicale dei sei, ha sempre colpito sin dagli albori, più marcatamente black. Oggi invece, l’act bolognese gioca a disegnare trame quasi irriconoscibili nel loro essere multiforme, ma che dopo numerosi ascolti, convincono perché pregni di atmosfere dense di intensità. Non dimentica però le radici: in "L'Alchimista" si fanno avanti passaggi folk, stacchi black/death (grande Francesco, batterista), e melodie struggenti. L’unico neo del disco sono i monologhi, l’epilogo e l’intro, ma non perché, come spesso facilmente si arriva a pensare, sono tracce dal facile skip. È che proprio a livello di amalgama generale con i brani non mi convincono, e forse la teatralità delle stesse, poteva aumentare di qualità e resa finale se recitate con una maggiore ricercatezza (soprattutto la prima traccia). Forse la mia è una constatazione nata da ascolti superficiali (spero salgano con gli ascolti), ma mi rendo conto che questo aspetto negativo del disco, mi fa diminuire, ma leggermente, la qualità del disco. Nell’insieme 'Teatroelementale' è un tappeto imponente, immenso, di suoni e sensazioni. Le linee vocali si dividono tra maschili e femminili. Come di tradizione ITQ, una per quelle pulite (Gianni) e l’altra per quelle più extreme (Marco). Al loro fianco c’è Edera, cantante dei parmensi Domina Noctis, che sfodera una buona prova ("Dell’Uomo e Del Vento"). Per concludere il tappeto sonoro vocale, c’è Andrea Borrelli, che si occupa di tutte le parti recitate, e dei malinconici solo di sax (ragazzi, una parola vi dico: FA-VO-LO-SI, valgono solo questi, l’acquisto del disco). Infine Simone Bertozzi (ex-Gory Blister, ora The Modern Age Slavery), che si occupa di buttar fuori qualche growl qua e là nei brani. In ogni caso, la prova in generale dei principali cantanti, Gianni e Marco, è davvero entusiasmante, soprattutto quando devono cimentarsi negli intrecci, che a mio avviso, è il test per eccellenza quando si ha a che fare con più voci in un cd di una band. Ascoltate, per capire cosa intendo, le clean/growl di "Il Pianto Della Terra", dotata anche di un tappeto tastieristico niente male. La forza della band sta nelle numerose influenze (non le conosco ma immagino MIGLIAIA), che essi riescono a gettare nel calderone ITQ, pur non risultando scontati e dandole a vedere in modo sfacciato e impersonale. L’estrazione funky-rock del bassista Maurizio, rende ancora più interessante il disco e l’ascolto: oscuri passaggi e fugaci slappate fanno da contorno a ogni gemma di questo lungo sentiero. Interessanti le idee in "Del Mare Alla Luna" (il break), o la schizzata "Il Canto Del Mare": una successione di note che si nascondono come un camaleonte tra il verde di una foresta.
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