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IMPERANON: STAINED

data

26/04/2004
64


Genere: Melodic Death
Etichetta: Nuclear Blast
Anno: 2004

Nell’ultimo decennio la Finlandia si è dimostrata, insieme a tutta la Scandinavia, una zona particolarmente fertile in cui sono sbocciate band a ripetizione; e proprio dal Paese dei laghi arrivano i giovanissimi Imperanon con il loro melodic death metal, decisamente più melodic che death. La proposta del quintetto finlandese segue pedissequamente le direttive tracciate dai conterranei Children Of Bodom e nonostante gli Imperanon cerchino di trovare soluzioni il più personali possibili, il risultato complessivo ricalca ancora troppo lo stile della band Alexi Lahio, facendo apparire gli Imperanon come la più classica delle band fotocopia. Le dieci canzoni che compongono questo debut sono comunque tutte più o meno valide e la tecnica dei singoli musicisti è tutt’altro che disprezzabile, soprattutto se consideriamo che l’età media dei componenti si aggira attorno ai vent’anni. L’opener “Blade” fornisce già un ottimo indizio sulle direzioni musicali intraprese dagli Imperanon: la veloce ritmica di base è sostenuta da linee melodiche cristalline in cui le cascate di note prodotte dalle tastiere giocano un ruolo determinante. A tal proposito è impossibile non notare la somiglianza con la già affermata band dei Bambini di Bodom, anche per quanto riguarda il cantato di Aleksi Sihvonen (la sorte ha voluto che anche nel nome fosse simile a Lahio!). “Prisoner in Me” mostra invece la band cimentarsi in un brano più personale, anche grazie ad un più accentuato uso della melodia, già riconoscibile dal coinvolgente assolo introduttivo, che non sfigurerebbe in un brano power. Il meglio di sé comunque i cinque lo danno con “Hollow Man”, il pezzo che mette in luce maggiormente la qualità e la personalità degli Imperanon: accelerazioni e rallentamenti si alternano con successo dall’inizio alla fine amalgamandosi perfettamente tra loro e creando le condizioni per l’inserimento riuscito delle clean vocals. È ed proprio anche su un uso diverso della voce che il combo finlandese dovrebbe puntare con più convinzione: in questo modo la loro musica risulterebbe meno affine a quella dei Children e, in definitiva, decisamente più varia. Non sono disprezzabili nemmeno l’accattivante “Rhythm Of Pain” (che non può non ricordare gli In Flames di “Colony”) e la conclusiva “The End”, il cui trascinante incedere, a tratti epico e maestoso, rappresenta una degna chiusura dell’album. Il debutto degli Imperanon raggiunge la sufficienza perché comunque i dieci brani di “Stained” sono ben costruiti e prodotti, seppur nella maggior parte dei casi non originalissimi. Il problema infatti sta proprio qui: se la band riuscirà a sfruttare maggiormente la propria personalità, che qui appare solo a sprazzi, il futuro non potrà far altro che sorriderle, altrimenti gli Imperanon rischiano seriamente di arenarsi subito dopo il varo. Come sempre sarà il tempo a stabilire la verità; io però sono fiducioso.

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