HRYRE: From Mortality To Infinity
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16/10/2016Un Ep limitatissimo di appena 50 copie uscito nel 2014, non è passato inosservato in casa Code666. L'etichetta, da sempre attenta alle nascenti realtà della scena Atmospheric Black, si accaparra questo trio inglese di nome Hryre. L'inizio è ingannevole, con una intro quasi invisibile, seguita da “Devastation Of Empires” che nei primi tre minuti non lascia altro che sensazioni di banalità e ordinarietà. L'effetto dura poco come detto, ed un break acustico inaspettato conclude il brano, lasciando spazio all'esplosione sinfonica di “Plagues Of Ancient Graves”, dove tastiere, organi plumbei e cori dal sapore antico ci indicano quale sarà la strada battuta dal trio per tutta la lunga durata del disco. L'origine del songwriting, a metà strada tra epicità e tastiere old school, è riconoscibile negli Emperor della seconda parte di carriera. Un po' come i conterranei Winterfyllet, rispetto ai quali riscontriamo una maggiore passione verso passaggi dal cantato solenne e narrativo, gli Hryre vanno a rafforzare questa piccola, ma di tutto rispetto nuova ondata black metal che si sta sviluppando nella piovosa Inghilterra. L'intero lavoro si mantiene su buonissimi livelli, trovando il suo apice espressivo nella doppia “Cast Into Shade Pt.1 (Farewell)" e "Pt. 2 (Black Sun)”, dove le pretese stilistiche del gruppo raggiungono il loro attuale apice. Peccato che la lunga durata, oltre un'ora, renda a tratti scostante l'ascolto. Ma questa è una peculiarità che nel genere in questione, riguarda praticamente tutte le band esistenti. Complimenti alla attenta etichetta che dopo i Ne Obliviscaris continua a pescare band di probabile avvenire.
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