HIMINBJORG: GOLDEN AGE
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26/02/2005La Francia è famosa per fare di qualunque cosa una GRANDE cosa. Prendiamo per esempio il settore eno-gastronomico: tutti sanno che in Italia si mangia e si beve meglio che in Francia, eppure anche una cosa che da noi è banale come un'insalatina con due crostini diventa nouvelle cuisine oltralpe. Sfortunatamente i nostri cugini dalla "erre moscia" non si sono limitati al mangiare nelle loro iperboliche innovazioni, ma si sono sbizzarriti in tutti i campi, non ultimo quello musicale. L'esempio più sbeffeggiato che mi viene in mente sono gli Anorexia Nervosa, ma per fortuna, vicino a tanti pagliaccetti, c'è qualcuno che fa le cose per bene, magari godendo di meno esposizione, come gli Himinbjorg. Uno dei pochi gruppi con una degna carriera underground alle spalle, fautore di un black metal rigorosamente pagano in una veste squisitamente non-norvegese, (e che mi ha deliziato nelle prime releases) oggi se ne esce con 'Golden Age', un album moderno e dinamico del quale fra pochissimo vi parlerò. Ho apprezzato tantissimo i primi lavori di Zahaah & copaines, altamente epici, maestosi nel far assaporare quelle che probabilmente sarebbero state le atmosfere che avremmo vissuto se fossimo vissuti ai tempi di Asterix nell'antica Gallia. 'Golden Age', questo nuovo album appunto, rifugge dagli aspetti più truci appartenenti al BM degli esordi per standardizzarsi (e valorizzare) un aspetto leggermente meno aggressivo. Di solito si effettuano operazioni del genere per mettere in risalto l'aspetto atmosferico (è inutile e sarebbe lunghissimo citare esempi di ciò) ma nel caso degli Himinbjorg non si è trattato di ciò. Le parti puramente atmosferiche, quelle cioè accompagnate da chitarre acustiche, flauti e altri strumenti non convenzionali, ci sono eccome, ma nei primi albums mi erano sembrate decisamente più spontanee e oscure. In questo caso ho avuto la fastidiosa impressione che tutto sia invece un po' più fiacco, quasi fosse un tentativo forzato di voler registrare un album che potesse piacere a tutti. L'Adipocere non avrà di che pentirsi (anzi!!) per aver messo in vendita un album come questo, buono sotto tanti punti di vista, ben suonato, ben registrato e con un forte gruppo dietro, e probabilmente se fosse stato il primo ascolto che avessi dato al gruppo, avrei valutato sicuramente di più questo operato, ma i tempi del "corvo" sono ancora freschi freschi nella mia mente, quindi devo denunciare una leggera inflessione a riguardo della immediatezza e carisma delle canzoni, ma i veri flop sono ben lontani da queste sponde.
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