HARAKIRI FOR THE SKY: III: Trauma
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28/06/2016Ci siamo ormai abituati ai corsi e ricorsi storici, e di conseguenza alle stagioni dei revival; stavolta è il turno dei Katatonia di inizio carriera (quest’anno si celebra il ventennale di ‘Brave Murder Day’) ad essere saccheggiati. A partire dagli October Tide del recente ‘Winged Waltz’ che a pieno titolo possono vantarsi di aver fatto parte di quella formazione, fino ad arrivare agli austriaci Harakiri For The Sky, altisonanti fin dal nome, i quali con soli due lavori sulla lunga distanza hanno destato le attenzioni di critica e pubblico attraverso una magnifica fusione tra la struggenza degli abrasivi e gothici riff black metal degli svedesi con la melodia post rock dei Mono, le sfuriate della batteria elettronica utilizzata a ritmi controllati mitigate dagli arpeggi di chitarra che creano un continuum tra malinconia ed aggressione, tra epicità e groove. Menzionare un brano piuttosto che un altro sarebbe un'ingiustizia al valore dell'intero album che va ascoltato nella sua interezza estraniandosi da tutto, e lasciando che l'opera svolga la sua funzione terapeutica: liberarci dalle negatività dando libero sfogo ad un impulsivo dimenarsi. La band sa argutamente giostrare con le atmosfere, i sentimenti e le sensazioni, come navigati attori di teatro, riuscendo a tenere sempre alta la soglia dell'attenzione (tenete presente che la lunghezza media dei brani è di dieci minuti, e non ci sono filler per allungare il brodo), attraverso azzeccati rallentamenti ed accelerazioni che trovano la massima espressività nella finale "Bury Me". Avremmo apprezzato di più uno screaming meno presente in quanto avrebbe lasciato maggiore risalto al fiume di note in piena (toccanti le clean vocals nella parte centrale di "Thanatos"), ma nel complesso il risultato finale resta pur sempre meraviglioso.
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