HAIL OF BULLETS: ...OF FROST AND WAR
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27/05/2008Le speranze che un nuovo capolavoro di quelli destinati ad entrare nell'Olimpo dei cantori della Morte e della decomposizione della società fosse rilasciato nei nostri giorni andava affievolendosi uscita dopo uscita. Non che questo sia un brutto momento per il Death metal, perlomeno non lo è se si continua a seguire la scena, ignorando tutta la spazzatura mainstream, sempre più imbastardita da elementi -core e stucchevolmente melodici, priva di quella rabbia e degli attributi necessari per potersi approcciare a quello che, forse, è uno dei generi più complessi per tematiche ed esecuzione. In ogni caso, anche se non possiamo parlare di crisi o ristagno, è ben assodato che di uscite interessanti se ne vedono sempre di meno, negli ultimi tempi. Ebbene, '...Of Frost And War' si presenta come un fulmine a ciel sereno nella scena mondiale, anzi, visti gli argomenti trattati, dovremmo dire che si presenta come uno shrapnell di avvertimento poco prima dell'assalto. E le premesse non erano certo delle migliori, dato che si tratta dell'ennesima all-star band, composta da elementi di spicco della scena death europea: Martin van Drunen (Pestilence, Asphyx, Bolt Thrower) alla voce, Paul Baayens, Stephan Gebedi, Theo van Eekelen dei Thanatos e Ed Warby (Gorefest). E purtroppo, esperienza insegna che le band all-star non sempre si rivelano all'altezza dei componenti (esempio su tutti: Bloodbath). L'album è un vero e proprio assalto all'arma bianca, frutto degli insegnamenti della prima ondata death metal dei primi anni Novanta, quella dei primi Death, dei vari Asphyx, Bolt Thrower, Massacre, Gorefest, Autopsy e via dicendo, e gli argomenti che tratta, oltre ad essere interessanti, sono quanto di più apprezzabile ci sia per un deathster degno di questo nome: guerra, violenza e gelo. Il disco, infatti, è una rievocazione di uno dei momenti più drammatici ed efferati della Seconda Guerra Mondiale: l'Operazione Barbarossa e la successiva invasione sovietica della Germania. Quindi i riff affilatissimi e carichi di quegli umori malati che solo le band di quel periodo sapevano conferire fanno da supporto alla feroce e urlatissima voce di Von Drunen che racconta fin dal principio l'invasione nazista in Russia, con le sue efferatezze e violenze, che hanno visto cadere la Germania di fronte all'eroica resistenza dei russi, in particolare a Leningrado. E tutti gli elementi di quei terribili giorni sono stati estrapolati e messi in musica: il freddo, gli assalti all'arma bianca, le bombe, le sparatorie, la fame, la Morte. E tutte queste orribili cose sembra di avercele proprio vicine, quando si ascoltano i riff tanto grezzi e marci quanto limpidi e precisi (complimenti a Dan Swano per la produzione), gli assoli taglienti e carichi di attitudine, che nella loro semplicità risultano pressochè perfetti per essere incastonati nelle strutture ritmiche. Ovviamente non si sentono quasi per nulla blast-beats, se non in determinati episodi. Magnifica la chiusura con la solenne e triste "Berlin", il canto del cigno della città più orgogliosamente nera d'Europa, negli anni 40, che paga il prezzo di aver voluto soggiogare il mondo con la propria cieca follia. Senza voler esagerare, questa è la miglior uscita death metal dell'anno, fino a questo momento. La chiara dimostrazione che la vecchia scuola è la scuola. Da avere. Non aggiungo altro.
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