GOG: Ironworks
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03/09/2013Chissà quale imput avrà catturato l’attenzione della Season Of Mist, al punto di produrre il nuovo lavoro di Michael Bjella e del suo progetto Ambient Noise chiamato Gog. Questo nuovo album è un sovversivo inno alla morte del sogno americano, sogno rimasto sepolto sotto la polvere e la ruggine di un’officina, dove la sua famiglia di fabbri lavorava, nella desolata Arizona dei primi del Novecento. 'Ironworks', ferriera appunto, vuole ricreare in musica l’unione tra il rumore del ferro battuto dall’incudine e il fuoco che lo deforma, sottolineandone il sacrificio fisico di chi, senza saperlo, diventava a sua volta una maglia della stessa catena che stava forgiando. Concetti già trattati e ormai poco affascinanti, mentre sarebbe potuto risultare interessante il concept musicale, se solo il disco non si fosse rivelato un insieme di samples ultra abusati e rumori metallici monotoni, con l’aggiunta di suoni reali di macchine che ripetono lo stesso processo meccanico. Nella prima traccia ci troviamo di fronte a cinque minuti di chitarre distorte che si sommano al rumore di quella che sembra una cucitrice industriale. Per non parlare dell’inutilità delle successive due song a dir poco noiose e banali. Salviamo soltanto le seguenti "A Promised Eternity Fulfilled With Cancer" e "Into Her, She Carved The Word Empty" che, con l’aggiunta di parti di pianoforte, riescono almeno a creare un discreto contrasto sonoro, assumendo una parvenza di brani musicali con un capo ed una coda. Il buon Mike ha nel cognome il suo destino, è probabile però che sia il meccanico la cosa che gli riuscirebbe meglio.
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