FUNERAL MIST: MARANATHA
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19/03/2009Non ho mai ascoltato la musica di Arioch, e a dir la verità, non è che ci tenessi tanto ad avere a che fare con lui in sede di recensione. Il black metal che ascolto è di tutt’altro tipo, anche se non disdegno le nuove leve che di anno in anno si fanno avanti. Detto ciò, mi preme fortemente parlare di questo disco. Voglio proprio vedere se è così bello come alcuni hanno detto. Non vorrei che questi commenti appartenessero ai soliti metallari che vanno scimmiottando il loro falso amore per un genere che sta diventando sempre più falsamente d’elite. “It’s the plague! It’s the plague!” ripete continuamente con sentita agonia una voce in sottofondo, mentre sta quasi per essere risucchiato come da delle braccia, le braccia dell’inferno di questo disco. L’inizio non è dei migliori: è facile prendere ciò che ha già fatto con la sua band madre (in riferimento a 'Rom 5:12'), e rimpastare il tutto in una discreta chiave, appunto, black/death. Purtroppo il disco scorre via tra una "White Stone" dalle atmosfere particolari devote ad un certo doom/thrash, mentre "Jesus Saves!" sembra non riuscire a trovare un punto cardine che possa realmente colpire l’ascoltatore. Caratteristica principale è l’essere derivative e impersonali. Nei confronti dei Marduk innanzitutto (palese), e poi tra le tracce stesse, si nota un certo auto-citazionismo continuo. Altra grossa delusione è "Blessed Curse", brano dal forte sapore Primordial, anche qui però mal riuscito. Un vero peccato per l’artista svedese, che a quanto pare (ovvero a quanto ho letto nelle ‘zines) ha ricevuto ottimi voti per quanto riguarda i precedenti lavori. Non posso conoscere però i motivi di questo calo. Comprate a scatola chiusa l’ultimo dei Marduk, che è meglio!
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