FLESHGOD APOCALYPSE: King
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20/02/2016Partiamo da un presupposto, anzi da due. Il primo è che i Fleshgod Apocalypse sono ormai uno dei gruppi italiani di punta per i quali anche gli americani aspettano con ansia. Il secondo è che per loro stessa ammissione, pur giocando nel campo dell'estremo, sono un gruppo sostanzialmente melodico. Detto ciò, i due album precedenti ('Agony' e 'Labyrinth') si potrebbero considerare come un warmup, con tutto quello che ne consegue. In primis uno sbilanciamento a volte troppo marcato verso le soluzioni orchestrali (in 'Labyrinth' le chitarre erano quasi sempre sommerse dalle pur ottime orchestrazioni). 'King' è finalmente il traguardo al quale la band tendeva da tempo: unire con abilità death metal e orchestra, due elementi per definizione 'grandiosi', non è affatto facile, ma la band perugina ci riesce, e lo fa in modo eccellente fin dall'apertura di "In Aeternum" (preceduta dalla marziale "Marche Royale"), all'interno della quale possiamo gustarci tutti gli elementi vincenti del disco: orchestrazioni pompose degne di una vera orchestra ad opera dell'eccellente Francesco Ferrini, spietati riff, voci pulite, voci al vetriolo, una vena melodica che stempera il tutto. Un mix di epicità, violenza e raffinatezza che tocca vertici altissimi lungo tutto il corso di 'King', in una continua alternanza tra velocità e mid tempo; se pezzi come l'eclettica "The Fool", "Mitra" e "And The Vulture Beholds" spingono sull'accelleratore, "Cold As Perfection" o "Gravity" mostrano il lato maggiormente epico e sontuoso dei Fleshgod Apocalypse. Un successo e un ulteriore tassello nella carriera ineccepibile di uno dei big italiani, da avere e ascoltare senza pregiudizi perchè 'King' metterà d'accordo tutti, estremisti e non. Tutti alla corte del Re...
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