EVOKEN: Hypnagogia
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31/01/2019Una delle band storiche del funeral doom/death made in USA (il nome deriva da uno dei brani del demo d'esordio dei Thergothon), che con il sesto lavoro in studio festeggia venticinque anni di carriera. Non hanno mai nascosto di ispirarsi ai Paradise Lost di 'Gothic' ed alle prime prove dei My Dying Bride che si manifestano nell'utilizzo malinconico del violino unito a riff rocciosi e melodici come in "Too Feign Ebullience'', i quali rappresentano i momenti di massima espressione del lavoro; corpose dose di funeral doom e qualche rara sfuriata, "Valorous Consternation", completano l'opera. Una lenta e dolorosa discesa negli anfratti più bui della coscienza umana, dove la luce cede il passo alle tenebre, dove regna il freddo e stridore di denti, l'atmosfera è claustrofobica e la paura prende il sopravvento. Il disco però puzza di già sentito, annovera momenti di stanca ad altri di classica ripetizione di spaccati già proposti in passato nei capolavori delle band di cui sopra ma senza lo stesso trasporto; per contro verso la fine di alcune tracce vi sono dei sussulti paragonabili alla miglioria prima della morte 'Schadenfreude'. Il vero problema del disco è l'intensità, la band non riesce a mantenerla costante per tutta la durata.
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