END OF GREEN : Void Estate
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02/10/201725 anni di carriera e nove dischi all’attivo. Non si può dire che i tedeschi siano particolarmente prolifici, ma al contempo sono regolari nelle uscite, una ogni due anni e mezzo; probabilmente più di qualche lettore non li avrà mai sentiti nominare perché ciò che va per la maggiore in Germania non sempre trova spazio nei gusti nostrani. I nostri si autodefiniscono depressed subcore, una definizione che non porta da nessuna parte, anzi confonde ancora più le acque di ciò che in realtà sarebbe, ovvero un gothic doom/rock di gran classe con qualche soluzione catchy, del quale hanno smussato le asperità giovanili di dischi quali ‘Last Night On Earth’; qualche traccia inutile e melensa come “Send In The Clowns” e "Crossroads", per la quale una spiegazione c’è: devono pur guadagnare qualche spiccio per poter campare. Lavoro molto lineare che colpisce per la semplicità delle soluzioni e per una produzione che spicca per cristallininità e potenza; il punto dolente delle undici ballad sono le due tracce di cui sopra, mentre “City Of Broken Thoughts” e “Dressed In Black Again” barcollano sul filo tra l’ispirazione e la spudoratezza di coretti troppo sdolcinati e prevedibili che non possiedono quel velo di malinconia e di senso di perdita che troviamo in tutto il resto del disco. Si intravedono i 69 Eyes in “The Unseen”, e “Mollodrome”, i Sisters Of Mercy post scissione più ruffiani in "Darkside Of The Sun", ma anche alcune melodie tipiche dei The Mission, mentre “Head Down” ci ricorda i Crash Test Dummies. Su tutto il lavoro lavoro risaltano delle semplici ed accattivanti linee melodiche, belle e darkeggianti e gravi - “Worn and Torn”, "Like A Stranger" e “Mollodrome”. Di quest’ultima ci preme rimarcare il testo, uno spaccato di vita che potrebbe capitare a chiunque, reso con la lucida freddezza di chi ha preso una tramvata tra capo e collo in un giorno in cui si è solitamente più rilassati: la domenica:
Un lavoro che concilia ispirazione ed un occhio alla classifica, come si suol dire: un colpo al cerchio ed uno alla botte. Il grigiore che ammanta una giornata di pioggia e colonna sonora personale dell’estate appena trascorsa.
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