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ELVENKING: THE SCYTHE

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26/09/2007
86


Genere: Folk/Power/Death Metal
Etichetta: AFM Records
Anno: 2007

Li avevamo lasciati alle dolci fatine dei freddi boschi di “The Winter Wake” ed a poco più di un anno di distanza ce li ritroviamo all’interno di un cimitero con tanto di falce insanguinata. E non c’è mica tanto da scherzare, perché dietro alla cover di questo nuovo album gli Elvenking nascondono qualcosa di più di un bel disegno. Le liriche di questo “The Scythe” ci raccontano di un theme-album sulla morte che, per venire rappresentato al meglio, viene interpretato dal combo friulano con un taglio più aggressivo rispetto al passato. Troveremo quindi, per farla breve, le linee vocali di Damnagoras impegnate più frequentemente nei cambi tra cantato pulito e growl ed un Aydan alle prese con parti di chitarra taglienti come non mai. A valorizzare il tutto c’è un gran lavoro di produzione capace, in particolare, di fornire un’ottima resa della batteria di Zender. Tranquilli però, gli Elvenking non si sono “snaturati” alla ricerca di un nuovo lido musicale. Il trademark delgi elves rimane sempre riconoscibile e forse questa innovazione può rendere ancora più interessante il loro sound. Tanti infatti sono i brani che meritano una menzione: dalla titletrack, esemplare l’accostamento tra il riff portante di chitarra e le melodie “vecchio stampo” del ritornello, alla catchy “The Divided Heart”, per la quale è stato girato un ottimo video; dalla teatralità di “Romance And Wrath”, dove ritroviamo la brava Laura De Luca (Tystnaden) alle prese con il refrain, alla tirata “Death And The Suffering”, portatrice del sound più estremo del platter. Tanto di cappello invece per la tripletta composta da “Infection”, dal violino “malato” di Elyghen e del bel stacco di chitarra alla fine del refrain, “Poison Tears”, brano destinato a fare faville dal vivo, e da “A Riddle Of Stars”, più Power Oriented e più vicino alle composizioni di “The Winter Wake”. All’appello mancano solo “Lost Hill Of Memories”, brano camaleontico che ho trovato di difficile assimilazione, e la conclusiva “Dominhate”, degna suite conclusiva in stile Elvenking dove la teatralità della voce di Damnagoras la fa da padrone. Da segnalare anche la pittoresca iniziativa di introdurre delle frasi in rima all’inizio di ogni canzone come presentazione delle stesse. Gli Elvenking si presentano sotto una luce diversa senza fallire. Una nuova versione dal taglio un po’ meno folk ed un po’ più “death” che riesce comunque a valorizzare le belle qualità che il combo nostrano ha sempre espresso. Garanzia.

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