EARTH ROT: Black Tides Of Obscurity
data
08/04/2020Terza fatica in studio per gli australiani Earth Rot. ‘Black Tides Of Oscurity’ scolpisce, con la furia di martellate death/black, un nuovo capitolo di marciume e follia. Le sonorità che pervadono tutto il lavoro sono quelle classiche del death svedese, in particolare le chitarre che godono del tipico suono di Boss Heavy Metal sparato a chiodo sommato ad altre distorsioni per ottenere quel tipo di saturazione; il tutto guarnito di svariate atmosfere black, sia in stile moderno alla Behemoth, che più crudo e diretto alla Marduk, che donano quel velo di follia e perversione alle composizioni. C’è molta sapienza nella stesura dei brani e mai banalità; la prima traccia ne è la dimostrazione; in “Dread Rebirth” i generi proposti sono ben amalgamati, il death e il black fanno sentire la loro voce intercalati da momenti di pacata dissonanza. Il secondo brano, "New Horns". è una sfuriata dai toni estremi a partire dalla voce che sbraita in un recitativo disturbante per esplodere in sfoghi growl di death moderno, una particolarità: a scansioni ripetute durante tutto l’album, a partire proprio da questa traccia fanno bella mostra piccoli inserti di soli con scale molto blueseggianti e riff che strizzano l’occhio al groove metal in stile Pantera come nel finale di “Towards A Godless Shrine” o in “The Cape Of Storms”. I due brani spaccaossa sono sicuramente “Ancestral Vengeance” e “MInd Killer”; nel primo si toccano picchi estremi di death e black sfiorando qualche momento mathcore mentre il secondo sembra provenire direttamente da un album anni novanta dei Sepultura coadiuvati dagli Slayer sotto effetto di anfetamina. Menzione particolare al brano di chiusura “Out In The Cold” litania blues da piantagione di cotone strana da trovare su un lavoro di questo genere con la chicca di un solo di cucchiai magistralmente eseguito da Christopher Zibell dei Taake. Un album corposo ricco di buoni spunti e ottimi riff con una prova vocale d’eccellenza.
Commenti