DIE KRUPPS: Vision 2020 Vision
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03/12/2019Va bene, bisogna che il sottoscritto lo ammetta: l’hype per un nuovo lavoro dei Krupps era bello alto. ‘The Machinists of Joy’ è uno di quei lavori che difficilmente possono essere replicati. Dopo un tale capolavoro dell’Industial (Rock? Metal? EBM? Fate voi…) le aspettative erano molto alte, e ci duole ammetterlo solo in parte ripagate. ‘Vision 2020 Vision’ è un concept album che racconta l’odierna alienazione causata dalle sempre più evidenti distorsioni del capitalismo, i nuovi e vecchi media, le guerre e la violenza urbana. Insomma, praticamente l’apertura di un TG. Musicalmente siamo su lidi più classici, un industrial rock/metal molto classico, teutonico, quadrato. Praticamente la descrizione della title track, aggiungendoci un assolo di chitarra molto classico, ottantiano e un lavoro eccezionale ai synth, come sempre. “Welcome to the Blackout” suona molto Krupps anni 90/2000, con un feel molto Neue Deutsche Haerte, che i fan dei Rammstein adoreranno. Fa strano constatare che i Krupps abbiano deciso di spostarsi molto più sul “catchy”, rispetto ai soliti lavori, riuscendoci a volte (“Allies”, “DestiNation Doomsday” - al limite del tributo/plagio ai Rammstein – “Extincion Time”), e altre no (“Trigger Warning”, “Fuck you”). Momenti puramente industrial un po’ scarseggiano, fatta eccezione per l’ottimo lavoro ai synth di “Allies”e “Wolfen (Her Pack)”, che riecheggia molto i Nine Inch Nails e i Ministry. Ottima prova dell’inossidabile Engler qui. Non male “Obacht” e anche la cover dei Genesis “Carpet Crawlers”, ma questi non sono decisamente i Krupps che il sottoscritto ha apprezzato nel corso della loro lunga carriera. Un buon album industrial, ma non certo ciò che ci si aspettava dopo gli ultimi due lavori. Peccato.
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