DESTRUCTION: ALL HELL BREAKS LOOSE
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02/05/2005L’anno 2000 ha avuto come protagonisti eccelsi ritorni in ambito metallico; Iron Maiden, Mayhem, Entombed, In Flames, Dark Tranquillity, e Destruction. Il trio tedesco si distingueva da tutti gli altri colleghi da me al loro fianco citati per il semplice fatto che da dieci anni effettivi la band non era più in attività (i cosiddetti Neo-Destruction, con il solo Mike superstite nell’intento di scimmiottare il crossoover statunitense, non vanno minimamente considerati); reunion commerciale? Nessuno potrà mai esserne sicuro, visti anche i tempi non troppo sospetti durante i quali Schmier e Mike si sono riappacificati. Come controprova della loro presunta buona fede i Destruction, che vedono dietro le pelli il giovanissimo Sven Vormann, ci schiaffano nelle orecchie undici proiettili di thrash metal ottantiano doverosamente modernizzato che non fa minimamente rimpiangere i platter risalenti agli albori della carriera del trio teutonico, insomma quelli più entusiasmanti. Assolutamente indifferenti al nascente trend/movimento del metal estremo scandinavo che vedeva la luce quasi in contemporanea, i riff e le ritmiche macinate da Mike, Schmier (in grandissimo spolvero la sua ugola per una performance dietro il microfono da incorniciare) e Sven, drummer fantasioso potente come un fabbro e preciso come un orologio, ci riportano direttamente alle sonorità di “Infernal Overkill” e “Eternal Devastation”, dovutamente scrollate dalla ruggine del tempo. La tripletta di apertura, preceduta da una breve intro, non fa prigionieri e dimostra come i Destruction sappiano prendere per la gola l’ascoltatore sia quando si tratta di partire a razzo, sia negli stacchia più pachidermici e rocciosi come dimostra il refrain di “Tears Of Blood”. Ancora furia a potenza controllata è quella che “World Domination Of Pain”, “X-treme Measures” o la conclusiva “Kingdom Of Damnation” ci offrono, mentre i minuti più entusiasmanti di “All Hell Breaks Loos” si hanno quando la band ripesca a piene mani dal passato; il tributo al mitico Mad Butcher (no, non il nostro redattore) con l’autocelebrativa “The Butcher Strikes Back” e il remake assolutamente da brividi del classico “Total Desaster”, che vede come ospite d’eccezione il produttore Peter Tägtgren alla seconda voce. Superfluo il commento sulla produzione Abyss Studio, si conclude senza troppe difficoltà che “All Hell Breaks Loose” è, almeno finora, il lavoro più completo e valido dei Destruction dalla loro reunion prima dei suoni di plastica di “The Antichrist” e del valido ma smorzato grezzume di “Metal Discharge”. Un disco che nel 2000 fu come acqua fresca nel deserto, e che ora nel 2005 è doveroso possedere.
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