DEEP PURPLE: Whoosh!
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28/08/2020PARODIA. L’obbiettivo di questo 21° album era il “non essere parodia di sè stessi, essere un'imitazione di uno stile nuovo marchiato dal tempo e dalla propria storia. Tutti noi siamo il risultato di un processo evolutivo, e tutti noi siamo dei mezzi di comunicazione. Far soldi? Programmare a tavolino l’ennesimo successo commerciale? Egocentrismo? Perché mettersi in gioco con un nuovo lavoro musicale? Semplicemente, per comporre con libertà creativa temi personali, temi universali e comunicare con un nuovo linguaggio, con la libertà di dire “Noi siamo, siamo quelli di prima? Siamo più tecnici e potenti? Ascolta, se hai voglia ascoltaci, intanto noi continuano a suonare e cantare! NOI SIAMO! Fantastica l’accoppiata chitarra-tastiera di "Throw My Bones". Un corposo riff da corazzata armata, con striature funky, addolcito da uno sfondo di tastiere in lontananza. Sembra quasi segnare il passo di un cammino di marcia. Gillian, il portavoce, si sta dirigendo verso l’oceano “spaziale”; ad ogni impronta che affonda nella sabbia getta le sue ossa, una ad una, liberandosi di ogni sua parte, che ne struttura lo scheletro. Si spoglia e vive il suo momento: “Perché dovrei camminare in un futuro sconosciuto, quando posso sedermi qui e gettare le mie ossa, tutto quello che ho qui è meglio di una terra promessa”. Assolo poi di Steve Morse di-vi-no! "Drop The Weapon" è un rock marchiato di blues. Grintosa e ammaliante maestria di Steve Morse ad alternarsi agli sconfinamenti di basso e tastiera. Se riesci a stare fermo e a non muovere neanche un pelo, o meglio un arto, allora preoccupati: riascolta la prima traccia dell’album e liberati anche tu! "We’re All the Same in the Dark". Dialoghi tra Ian e Steve qui: la chitarra diventa un essere vivente, parla e amplifica ogni imprecazione di Gillian. “Non ho bisogno di un dottore, so esattamente chi sono, io sono come te, siamo tutti uguali nell’oscurità”. Anomala "Nothing At All", caratterizzata da cori e semplicità. È una poesia prog con scale di tastiere e gradini musicali da calpestare, i Deep le salgono a braccetto! Anche se Ian profetizza “Sto parlando di nuovo da solo”. Interrogativi sui quali sia il vero significato dell’esistenza di ogni essere vivente. Beh, la storia della musica sa perfettamente per quale motivo questo essere (Ian) sia stato creato! "No Need To Shout" è il “ciucciati il calzino” di Bart Simpson, in versione Deep Purple. Ha un giro di basso veramente travolgente. Gillan sembra persino parlare con una risata strafottente; il messaggio è chiaro, continua a rimarcarlo, prima l’assolo di chitarra, poi l’assolo di tastiera. Fantastica la produzione di Bob Ezrin che emerge in tracce come questa. La seconda parte dell’album non mi convince molto, a partire dalla sesta traccia in avanti. "Step By Step" sembra essere una pausa dopo un positivo inizio dell’album. In "What The What" lo spirito di Jerry Lee Lewis si è impossessato abusivamente di Don Airey. Devo ammettere che la voce narrante di "Man Alive" mi riporta ai Dream Theater: impossibile non essere stati travolti da ‘Metropolis Pt. 2 Scenes From A Memory’, ma in questo contesto la trovo una forzatura. L’album è sconnesso, non è un tutt’uno! Ma alla fine hanno ragione i Deep Purple: “qualcosa è finito sulla spiaggia, un essere vivo”. Sono io, o meglio IO SONO, il principiante che non si accontenta, perché sempre alla ricerca di forti emozioni in musica! Verificate.
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