AVATARIUM: Hurricanes And Halos
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16/06/2017Gli svedesi Avatarium, partoriti dalla mente sopraffina di Leif Edling, hanno iniziato la loro storia creando un doom possente e malleabile allo stesso tempo con l’esordio omonimo. Poi hanno capito che quella malleabilità poteva essere sfruttata al meglio possibile, e sono usciti con l’ottimo 'The Girl With The Raven Mask'. Con il nuovo album 'Hurricanes And Halos', accolto come i precedenti lavori tra le braccia di Nuclear Blast, la band continua su questo percorso in maniera ancora più marcata, cercando di far contrapporre al meglio le figure che ci sono in copertina: la figura malvagia di Medusa, che si pone di fianco ad un contesto dominato da più accomodanti e vigorose rose. Con l’ascolto del disco si nota piuttosto bene come queste figure si alternino a vicenda. La doppietta iniziale caratterizzata da “Into The Fire – Into The Storm” e “The Starless Sleep” è una doppietta che sicuramente fa smuovere i corpi degli ascoltatori, con quell’hard rock smaccatamente dal gusto retro-vintage, piuttosto sostenuto e dove il connubio tra la chitarra di Marcus Jidell e le tastiere del nuovo arrivato Rickard Nilsson veste una parte molto importante e carica di groove cristallino; questi due strumenti sono accompagnati da un drumming piuttosto serrato e ritmato, soprattutto durante “The Starless Sleep”, e la voce di Jennie-Ann Smith si cala bene nel contesto, rendendosi particolarmente espressiva e suggestiva, nonché versatile nel passare tra modi struggenti e chorus aperti e vibranti. “Road To Jerusalem” cambia totalmente registro, e ci fa immergere nelle atmosfere mediorientali e dove prendono corpo melodie calde ed ariose, accolte da quelle leggere brezze che solo le coste del Mediterraneo sanno dare, con una Smith che con pochi e precisi inserimenti si dimostra perennemente all’altezza, avvolta in un alone atmosferico di struggente emotività. Si prosegue poi con un brano non facile da interpretare ed assimilare, come “Medusa Child”, dove si contrappongono passaggi metal dalla buona incivisità, ritornelli affidati ad una voce registrata di ragazzina (verosimilmente proprio la figlia di Medusa, pronta a calcare le orme della madre nel punire chi ha il coraggio di volgerle lo sguardo) sopra una base più pop che spezzano completamente il mood metal, e passaggi strumentali più malinconici e decadenti che raccontano più da vicino l’aspetto più misterioso della figura di Medusa, la quale si affronta con il classico sospetto e timore. È sicuramente il brano che ha bisogno di più tempo per essere compreso ed assimilato al meglio, anche se onestamente abbiamo sentito brani più incisivi, per non dire più convincenti, nel repertorio degli Avatarium. “The Sky At The Bottom Of The Sea” riprende la falsariga dei primi pezzi, un rock dalle tinte molto classiche e vintage dove tutti i membri si completano a vicenda creando un impasto vivace e propositivo. Dopo un buon assaggio di soul music con “When Breath Turns To Air”, con la Smith di nuovo alle prese con momenti di struggente passionalità, con “A Kiss (From The End Of The World)” si sentono presumibilmente i pochi rimasugli di base doom che hanno caratterizzato con più presenza i due album precedenti degli Avatarium, contorniato con il mood attuale della band e che caratterizza invece maggiormente quest’album, vale a dire contenuti di stampo più prog e più di rock classico, e che formano un brano dalla notevole concretezza. La conclusiva e strumentale title-track non aggiunge assolutamente nulla al succo dell’album, dimostrando quindi di essere un filler possibilmente evitabile, consapevoli che l’album sarebbe potuto chiudere con ben altro spessore con la traccia precedente. Se continuate a pensare che gli Avatarium siano ancora una band doom metal, sicuramente prenderete una cantonata pazzesca. Il fatto che sia un gruppo nato dalla mente di Leif Edling non vuol dire automaticamente che sia imperniata su quel genere; soprattutto ora che è alle prese con i sempreverdi Candlemass e con il nuovo spumeggiante progetto a nome The Doomsday Kingdom, lasciando quindi agli Avatarium piena autonomia. Piuttosto, bisogna dare atto che si è formata nel tempo una band eclettica e versatile, dove la figura di Jennie-Ann Smith si pone comprensibilmente al centro del progetto, ma che ha attorno un team di musicisti dall’elevata caratura (Jidell e Nilsson in maniera particolare), e che crea un rock che continua ad essere convincente, anche se non mantiene la stessa quantità di punti alti presenti nei precedenti lavori.
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