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DEATH: SYMBOLIC

data

23/08/2004
90


Genere: Death Metal
Etichetta: Roadrunner
Anno: 1995

Sesto album per i Death ed ennesimo cambio di line-up: Bobby Koelble subentra infatti ad Andy La Roque nel ruolo di secondo chitarrista e Kelly Conlon sostituisce DiGiorgio al basso. La band di Schuldiner è comunque oramai una macchina dove tutto funziona a meraviglia e le aspettative del popolo metal non vengono deluse nemmeno questa volta. "Symbolic" prosegue il discorso iniziato con "Human" e perfezionato col grandioso "Individual Thought Patterns": la tecnica spaventosa di Hoglan è messa ancora una volta al servizio di composizioni intricate in cui arrangiamenti mai banali fanno da sfondo alle evoluzioni chitarristiche del prodigioso Evil Chuck. Impossibile indicare il miglior brano dell'album dato che ognuno dei nove pezzi proposti ha un qualcosa che lo rende bello e unico, già a partire dai testi di uno Schuldiner sempre a cavallo tra delirio e lucide visioni di una realtà spesso ostile all'uomo. "1000 Eyes" è solo uno tra i tanti esempi di quanto grande fosse la creatività dei Death (o per meglio dire del suo leader): il pezzo in questione è giocato su un alternarsi frenetico di velocità e ritmiche perfettamente collegate tra loro che poi si fondono armoniosamente in uno splendido refrain in cui rabbia e melodia sono una cosa sola. Non posso non citare la sontuosa "Crystal Mountain", in cui il death metal è reso più corposo e intrigante da sfumature progressive e sognanti, così come merita una menzione quell'analisi sofferta che risponde al nome di "Empty Words", una canzone cui Schuldiner si è sempre sentito legatissimo tanto da riutilizzarne il titolo anche per la pagina web degli stessi Death. Se ancora dovessero permanere dei dubbi sulla validità di questo lavoro (e ciò vorrebbe dire che o non mi so spiegare io o siete ritardati voi) allora ascoltate la title track o la pregevole "Zero Tolerance", che mette in pratica il concetto secondo cui per fare musica estrema non è sempre necessario spingere al massimo sull'acceleratore. Meno sorprendente del suo predecessore, sicuramente "Symbolic" è un'altra tangibile testimonianza di una tra le più grandi (forse la più grande) death metal band. Ma forse in questo caso non è giusto nemmeno parlare di semplice death metal...

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