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DEATH: HUMAN

data

11/11/2003
90


Genere: Death Metal
Etichetta: Combat
Anno: 1991

Il quarto studio work per la band capitanata dalla geniale mente di Chuck Schuldiner rappresenta un perfetto traite d'union tra la proposta musicale sanguigna degli esordi e l'ipertecnicismo che caratterizza la produzione del gruppo in tutti gli anni novanta. "Human" è un viaggio tortuoso all'interno della psiche umana, una lama che lacera e che scava nel profondo fino a portare a galla l'essenza di ciò che siamo, con tutta la nostra falsità e il nostro egoismo. Già con l'introduttiva "Flattening Of Emotions" l'atmosfera si fa distorta, grazie a cambi di tempo che si susseguono in continuazione e a inserimenti di lead guitar da far accapponare la pelle. La voce di Chuck è quella a cui ci ha abituato ormai da qualche anno; il suo ruggito corrosivo ed affilato riesce perfettamente a rappresentare tutta l'angoscia e la frustrazione che traspare dai testi ("A victim of someone else's choice, the ones who suffer has no voice" nella stupenda "Suicide Machine"). Indimenticabile "Secret Face", dotata di un'intro da far resuscitare i morti e capace di sorprendere ad ogni ascolto per quel miscuglio di devastazione e purezza melodica che solo i Death sono stati in grado di creare: ascoltate in che modo le sei corde di Masvidal e Schuldiner accompagnano il drumming in doppia cassa di Sean Reinert e mi darete ragione. "Human" è un lavoro che non conosce pause e che per tutti gli otto brani si assesta su altissimi livelli qualitativi. Una canzone come "Lack Of Comprehension" sarebbe, da sola, un ottimo biglietto da visita per invitare chiunque ad impossessarsi di una copia di questo strepitoso album. La traccia in questione si sviluppa partendo da un ambientazione "soft" quasi onirica, una sorta di quiete prima della tempesta sonora che infatti imperverserà di lì a breve, sfociando in una classica Death-song, feroce e tecnicamente perfetta. Tra i vari aspetti che caratterizzano "Human" va ricordata la presenza di Steve DiGiorgio al basso (uno che di tecnica sa il fatto suo), anche se in questo caso il suo lavoro, pur eccellente come sempre, risulta meno evidente, soprattutto se paragonato agli inimitabili virtuosismi che hanno contribuito alla grandezza di "Individual Thought Patterns". In un lavoro, questo, praticamente ineccepibile, trova posto anche un pezzo strumentale, quella "Cosmic Sea" che diventa tela, su cui il pittore Chuck può creare nuove soluzioni di colore, nuove sfumature, nuove emozioni; una tela su cui il genio può esprimersi in totale libertà in un continuo sperimentare alla ricerca della perfezione. Perché questo sono stati i Death, una delle più sublimi forme di espressione musicale in campo metal. E sulla genialità di Schuldiner non si spenderanno mai abbastanza parole…

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