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Death Angel: Relentless Revolution

data

05/09/2010
85


Genere: Thrash Metal
Etichetta: Nuclear Blast
Distro: Warner
Anno: 2010

I fan del thrash della Bay Area di San Francisco saranno sicuramente felici dell’uscita di questo nuovo lavoro dei Death Angel. Sono passati ben 23 anni dall’uscita del capolavoro ‘The Ultra-Violence’, album che dimostrò al grande pubblico che non erano la solita thrash metal band. Nel corso degli anni il cuore del quintetto americano è rimasto lo stesso (Mark Osegueda alla voce, Ted Aguilar e Rob Cavestany alle chitarre), mentre alla sezione ritmica ci sono Will Carroll (batteria), e Damien Sisson (Basso), entrambi ex membri degli Scarecrow. ‘Relentless Revolution’ è l’ennesimo passo in avanti verso uno stile sempre più moderno con reminiscenze thrash. L’esempio lampante sono le prime due song: la titletrack presenta riff e ritmiche cadenzate, voce acuta e potente ed un crescendo davvero ben riuscito, mentre “Claws In So Deep" risulta essere tra le migliori del lotto con l’aggiunta di una bellissima parte finale con chitarre classiche a smorzare il ritmo. L’album scorre piacevolmente senza far gridare al miracolo: “Truce” ci stupisce per la violenza delle ritmiche e le stupende linee vocali mai sotto tono, mentre in “River Of Rapture” sono ancora pienamente evidenti le influenze della Bay Area che non ci abbandoneranno mai per tutto l’album. “Opponents At Sites” potrebbe essere un ottimo singolo per la band, con tanta melodia nelle linee vocali, ritmiche meno violente e decisamente più scontate. La traccia numero dieci, invece, “I Chose The Sky“, a mio parere è la migliore del lotto: ritmiche serrate, ottimo l’arrangiamento, melodie vocali che rimangono impresse nella mente e la voglia di pogare sale sempre di più. “Volcanic” è una ballad davvero ben eseguita: sale in cattedra il bravo Mark Osegueda dimostrando di essere un ottimo cantante anche nelle situazioni melodiche. Ottimi arrangiamenti, nulla da dire ma, a mio parere, sbagliatissima la locazione di questa traccia all’interno della tracklist (penultima). Stupenda la conclusiva "Where They Lay : un pezzo che non conosce respiri e pause che ci riporta agli anni d'oro della Bay Area di San Francisco. La produzione è davvero di buona qualità: ogni strumento è ben mixato ed i suoni di chitarra sono perfettamente bilanciati e mai impastati. I fan sicuramente apprezzeranno, per chi invece si avvicina per la prima volta ai Death Angel con quest’album, vi dico che è utile più di un ascolto per essere assimilato bene (a parte qualche pezzo). Insomma, un lavoro che non fa gridare al miracolo, ma mostra una band in evoluzione costante, che ogni volta aggiunge un nuovo tassello al proprio stile senza risultare mai la copia di se stessa.

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