DEAD WITCHES: Ouija
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15/03/2017Dopo la parentesi opaca a nome With The Dead, l’ex Electric Wizard Mark Greening cerca di rimboccarsi le maniche rimanendo sempre sul territorio a lui più caro e congeniale: il doom. E lo fa grazie alla conoscenza creata con una tra le bellocce del panorama del rock occulto contemporaneo, vale a dire la toscana Virgina Monti, già al soldo degli interessantissimi Psychedelic Witchcraft. Tralasciando ipotetici legami che in questa sede poco ci interessano, l’unione di queste forze ha creato un progetto dal nome Dead Witches, e grazie alla nostrana Heavy Psych Sounds viene dato alle stampe il primo prodotto frutto di questa creazione, ‘Ouija’, disco dai contorni molto purple e parecchio pregni di fumi densi ed intensi. Altro non è che un classicissimo doom occulto, di scuola Electric Wizard, decisamente plumbeo come il cielo piovoso che anima l'intro di questo disco, ma che non si presenta così penetrante come nelle lecite aspettative, vuoi per una proposta musicale decisamente standard che in passato ha entusiasmato molte anime ma che ora sembra crogiolarsi (salvo qualche eccezione) su quelle orme difficilmente proponendo qualcosa di decisamente innovativo, vuoi per una presenza vocale di Virginia Monti la cui scelta di affidarsi a voci molto lo-fi, decisamente evanescenti e lontane, molto diverse dal timbro prorompente che sfoggia con la band nostrana, non sembra giovare molto sulla resa dell’album. Tra gli aspetti positivi si nota una buona prestazione alla batteria di Greening. In “Drawing Down The Moon”, con le sue ritmiche sostenute rende vitale il brano, accompagnato dalle buone linee di chitarra del povero Greg Elk, venuto a mancare a pochi mesi dall'uscita dell'album. La title track corre lungo una sostanziale linea di galleggiamento, dove non scende ma nemmeno decolla a dovere. Decisamente meglio con la successiva “Mind Funeral”, che attacca con un incedere più incisivo e cattivo, e dove primeggia ancora l’accoppiata Greening-Elk, dopodichè si acquieta soffusamente per un breve tempo prima di tornare vigorosa nella parte finale, decretandosi come il pezzo migliore del lotto e dove la prestazione della Monti si dimostra più convincente rispetto al resto. Anche la conclusiva “Sometimes Dead Is Better” si dimostra piuttosto eclettica e viva, e che spiega come quest’album cresca con il passare dei minuti. ‘Ouija’ si dimostra un lavoro onesto, ma che d’altro canto aggiunge ben poco di creativo nella carriera di Greening, e forse anche in quella più breve di Virginia Monti, la quale, alle orecchie dell’ascoltatore, sembra essere molto più a suo agio quando prende la scena e sfoggia le sue qualità vocali negli Psychedelic Witchcraft.
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