DARKANE: RUSTED ANGEL
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28/03/2006Prima dell’invasione svedese, prima che i cloni degli At The Gates facessero manbassa del mercato discografico metal, prima di tutto ciò le band provenienti da Gotheborg et similia erano decisamente poche e, soprattutto, non venivano guardate con sospetto appena si rivelava la loro provenienza. Tra gli ensemble più validi tuttora degni di rispetto e ammirazione da parte di fan e addetti ai lavori stanno di diritto i Darkane, il cui debutto risale al 1999 sotto Listenable, prima di venire fagocitati anch’essi da Nuclear Blast (che seppe fiutare l’affair swedish con abile senso del marketing). E’ un’intro a base di cori lirici che ricordano molto i celebri Carmina Burana a proiettarci verso l’effettiva opener del lavoro, “Convicted”, una scheggia di thrash death nordico impazzita che da sola stabilisce quello che sarà poi riconosciuto come il Darkane sound: riff ipertecnici al fulmicotone, drumming (ipertecnico) forsennato, copiosi assoli (anch’essi, indovinate un po’, ipertecnici) sui quali si staglia una voce da psicopatico patentato appartenente a Lawrence Mackrory, un’ugola acerba ma perfetta nell’amalgamarsi ai tiratissimi brani targati Darkane, su tutti “Bound”, “Rape Of Mankind”, “Chase For Existence” e “July 1999”. Meglio di lui saprà fare il suo successore Andreas Sydow, ma addittare il buon singer come difetto in questo debutto sarebbe irriconoscente e ingiusto; insieme a “Steelbath Suicide” dei Soilwork uno dei debut album più entusiasmanti provenienti dalla Svezia negli ultimi dieci anni.
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