DARK QUARTERER: Pompei
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13/10/2020La storica band toscana torna a cinque anni di distanza da 'Ithaca' con un maestoso concept sulla tragica fine di Pompei, causata dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che provocò la morte di oltre ventimila persone. L’ottava fatica discografica dei Dark Quarterer, che prende spunto dal libro "Gli ultimi tre giorni di Pompei" di Alberto Angela (si, proprio lui, il sex-symbol italiano per eccellenza), è un magnifico viaggio sonoro ed un grandioso esempio di epic metal dalle tinte fortemente progressive. La band, attiva da oltre 40 anni, è ancora guidata sapientemente dalla voce maestosa di Gianni Nepi che ci narra in modo avvincente e convincente uno dei drammi più tristemente noti della storia. L'album è raccontato da vari punti di vista, come quello del vulcano a cui è dedicata la traccia d’apertura “Vesuvius”, nella quale è visto come un'entità vivente e pensante che ha il bisogno perenne di liberarsi dal dolore profondo, o come quello del lottatore protagonista di “Gladiator”, ormai stanco di combattere e consapevole che solo dopo la morte potrà riposare. Le canzoni sono lunghe, ma mai noiose, tra i sei ed i nove minuti di maestria strumentale che si palesa soprattutto negli episodi più progressive come “Plinius The Elder”, dedicata al grande scrittore e naturalista perito proprio a causa dell’eruzione del Vesuvio. Quarantasette minuti di altissima qualità dovuta al magnifico lavoro svolto dalla storica e originaria sezione ritmica (composta dal citato Gianni Nepi al basso e da Paolo Ninci alla batteria), e impreziosita dalla bravura del chitarrista Francesco Sozzi e del tastierista Francesco Longhi. Fatico a trovare una pecca o una canzone che spicchi sulle altre, “Pompei” è un album bello nella sua interezza, che va ascoltato dall’inizio alla fine e che vi catapulterà inevitabilmente a quel drammatico 24 ottobre di 1941 anni fa, quando Pompei, Ercolano, Stabia e Oplontis furono seppellite sotto metri di materiali eruttivi.
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