DARK LUNACY: FORGET - ME - NOT
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17/08/2003Seconda prova sulla lunga distanza per i parmensi Dark Lunacy! Ricordo quando uscì il loro primo full length e lo scalpore che fece per il suo approccio particolarissimo al death metal…a distanza di tre anni, i Dark Lunacy si ripropongono con un disco sicuramente più maturo, ma, ad un primo ascolto, anche meno ammaliante ed affascinante del suo predecessore. Per chi non conoscesse affatto la musica del combo emiliano, c'è da dire che questa è infarcita di un forte gusto per la musica folk balcanica, miscelata sapientemente con le classiche partiture death metal. Ciò che ne esce fuori è un clima di tragica e rabbiosa malinconia…le proverbiali ballate russe, le tristi serenate gitane, sono il punto focale attorno al quale si sviluppa il complesso mondo emotivo dei Dark Lunacy. Come dicevo prima, "Devoid" risultava molto più orchestrato e passionale mentre questo "Forget - Me - Not" si presenta più violento ed intransigente, anche se il marchio di fabbrica resta sempre lo stesso. In questo secondo capitolo discografico, le parti classiche fungono da supporto e da completamento di quello che è l'assetto drammatico delle composizioni, che si arricchiscono, ora, di una struttura chitarristica di stampo quasi power. Il disco si apre con una breve ma intensa intro malinconica, in cui la fa da padrone un triste violino che presto cede il passo ai primi brani devastanti e struggenti. "Lunacyrcus" si inerpica, tra accelerazioni e rallentamenti, verso picchi altissimi, plasmando sonorità devastanti attorno a melodie tristi ed ipnotiche di violino e carillon…il tutto viene condito e servito bollente da una voce apocalittica e da un ottimo supporto strumentale. La successiva "Fragile Caress" dona un attimo di sognante sollievo, con il suo intro pianistico ad effetto accompagnato dagli archi e da tristi e melanconici canti femminili…ma è solo un attimo, perché si parte nuovamente sparati con un death secco e diretto, che va ad intervallarsi con perentori stacchi sinfonici e tristi reprise di piano ed archi, sino a sfiorare dei veri e propri passaggi prog; il finale apocalittico, dona al brano un assetto vario, piacevole e sempre sorprendente ad ogni ascolto: secondo me, questo è uno dei migliori brani dell'album. Il disco, secondo me un po’ troppo esteso in fatto di durata, prosegue in modo spedito con il succedersi delle varie canzoni, le quali, dopo un po’, non colpiscono più come nei primi ascolti…una certa uniformità dei vari brani, distrae a tratti la mente dell'ascoltatore, che ritorna a focalizzare la sua attenzione sul disco solo in concomitanza di particolari passaggi ad effetto. Ho anticipato la presenza, in molti brani, di parti chitarristiche tipiche di un certo heavy metal classico con tendenza al power…l'aspetto piacevole (dipende dai gusti, però) è infatti proprio questo rimescolamento degli standard dei generi che fa guadagnare punti al disco e che ridesta l'ascoltatore; brani come la bella e particolare "Serenity" (con il suo intro pianistico su cui si staglia una voce rauca e sussurrata su un tappeto melodico da camera, con conseguente esplosione in un power tirato, cadenzato, corale e rinascimental-neoclassico) o come la titletrack "Forget - Me - Not" (con un piano ossessivo, un coro evocativo ed una lunga parte musicale affidata ad archi e bellissime chitarre "powereggianti"), non possono passare inosservate. Non passa inosservato neanche il death-tango di "Defaced", con tanto di cori femminili e tristi, sapore balcanico e sfuriata apocalittica finale…purtroppo, però, la resa del brano non è tale da indurre a pensare che esso possa divenire un classico. In definitiva, "Forget -Me - Not" è un disco ricco di spunti molto interessanti, carico di sonorità che vanno oltre il classico death melodico e sinfonico…un disco che oserei definire "sperimentale", anche se in più di un caso, il risultato, non mi sembra sia del tutto soddisfacente. Pecche più grosse: brani molto lunghi che portano, talvolta, alla noia; pregi assoluti: musica molto emozionale, completa, articolata e ricca di spunti…come si può notare la linea di demarcazione tra i due poli è molto flebile, e quelli che sono pregi possono divenire facilmente difetti e viceversa. A livello di interpretazione musicale delle composizioni, mi sento di dire che il lavoro di tutti e quattro i membri del gruppo è molto buono (il nuovo bassista Imer, dimostra di possedere delle buone doti strumentali che mette in mostra in più di un'occasione, con dei break e degli intro veramente pregevoli), così come anche la prova di tutto lo staff "classico", chiamato a fornire il supporto strumentale adeguato per riprodurre il fenomenale tappeto malinconico dei Dark Lunacy.
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