COLDWORKER: ROTTING PARADISE
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05/07/2008Senza lode nè infamia gli svedesi Coldwoker tornano alle scene dopo un poco interessante debut album risalente ad appena due anni fa. Quello che propone la band (che dietro le pelli schiera nientemeno che Anders Jakobson dei Nasum) è un sulfureo e direttissimo Death/Grind con forti richiami alla scena svedese della prima ora, anche se non manca qualche ammiccamento a sonorità della seconda ondata Gothemburg (primi Dark Tranquillity su tutti). Il lavoro alle chitarre è degli aspetti più positivi di 'Rotting Paradise', dal momento che il riffing è quanto mai coinvolgente ed accattivante, e anche delle interessanti melodie riescono a trovare spazio nell'insieme. Quindi un forte elemento catchy, che rende il lavoro più assimilabile ed accessibile, ma resta un difetto di fondo: la scontatezza e la mancanza di mordente della proposta. Ora, è ben chiaro che i nostri sono, per quanto giovani, ben capaci di mettere le mani sugli strumenti, ma la tecnica e la perizia non riescono a sopperire laddove manca proprio quell'elemento, quella goccia che riuscirebbe a farli distinguere dalla massa di band in circolazione. Però, se questo non rappresenta un problema, sappiate che i Coldworker suonano un Death estremo, potente e da manuale, con partiture molto tecniche e, in certi frangenti, complessi, e in questo citiamo l'ottima traccia “Citizens of the Cyclopean Maze”. Ovviamente nulla da ridire sul lavoro dietro le pelli, dove mr. Jakobson ci da una lezione di batteria estrema, alternandosi da semplici cassa-rullante a blast beat potentissimi e sempre più complessi. In definitiva, questo album lo consigliamo ai più indefessi fan di questo genere di roba, ma è nostro dovere dirvi che è lecito doversi aspettare di più da questi ragazzi.
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