CHILDREN OF BODOM: HATEBREEDER
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31/07/2003Follow-up dell'esplosivo debutto "Something Wild" e probabilmente uno dei migliori dischi degli ultimi cinque anni, "Hatebreeder" è, senza tante storie, a dir poco eccelso nei suoi nove brani che lo compongono. Prendete il già citato debut-album, elevatene al cubo il grado di tecnica, la nitidezza di produzione e la qualità delle song, ed ecco ciò che otterrete: "Hatebreeder". Non una canzone sotto la media, non uno svarione, in questo disco tutto è perfetto, a partire dai suoni; raramente ci si imbatte in un sound così nitido ma al tempo stesso compatto e dannatamente aggressivo. L'opener "Warheart" ci fa capire subito che ciò che stiamo ascoltando non è un disco qualsiasi; la voce al vetriolo di Alexi è accompagnata da rocciosissimi riff di chitarra doppiati da ottime melodie soliste supportate dalle tastiere, un'aggressività notevole sempre stemperata comunque da efficaci lick delle sei corde che, nelle parti soliste, ricordano moltissimo gli Iron Maiden e il buon Malmsteen, sicuramente nume tutelare per il dotatissimo Laiho. "Silent Night, Bodom Night" è un'altra stilettata, così come "Hatebreeder", brano tra i più aggressivi del lotto, nel quale chitarre e tastiere duellano a colpi di scale neoclassiche nell'infuocato finale, semplicemente splendido. "Bed Of Razors" è un pesantissimo mid-tempo giocato sulle tastiere e su un riff Annihilatoriano molto efficace mentre "Towards Dead End" mette di nuovo in mostra (come se ce ne fosse bisogno) l'abilità strumentale di Alexi e Janne. "Black Widow" è un song strana per i bambini di Bodom, ma risulta vincente e si piazza sul podio delle migliori tre dell'album, forte di un rifframa assolutamente thrash e di un ritornello azzeccatissimo. Le ultime gemme si mantengono sulla stessa sbalorditiva qualità, con una menzione particolare per "Downfall", brano conclusivo e senza dubbio highlight di questo capolavoro; quello che tastiere e chitarra fanno in questa song è indescrivibile, un turbinio di emozioni senza fine.
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