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CALIBAN: THE UNDYING DARKNESS

data

24/02/2006
83


Genere: Metalcore
Etichetta: Roadrunner Records
Anno: 2006

Nella continua, ma ormai a quanto pare stabilizzatasi ondata metalcore si rischia spesso di commettere il classico errore tipico di chi è travolto dal ciclone del trend, ovvero fare un unico pastone di tutto e relegarlo alla serie B solo perchè ‘suona il genere che tira’. Grosso errore, che potrebbe verificarsi anche nel caso dei tedeschi Caliban; nonostante i cinque siano in giro dal 1998, alla faccia del trend, è solo da un paio d’anni che hanno cominciato ad avere la meritata visibilità, merito di un disco eccellente come “The Opposite From Within” ma anche della serrata promozione di casa Roadrunner che sta giustamente puntando molto anche sul nuovo “The Undying Darkness”. Il contesto è il medesimo dell’album precedente: produzione targata Anders Friden e mix affidato al mago della console Andy Sneap, insomma quanto basta per garantire un sound al cemento armato. E anche musicalmente ci troviamo di fronte al solito metalcore targato Caliban, fatto di riff rocciosi, pezzi quadrati ma che non disdegnano spesso e volentieri scorribande ben più veloci e ritornelli vincenti affidati alla voce pulita del chitarrista Denis Schmidt, perfetto contraltare al furente sbraitar di Andy. Se il platter precedente si rivelava forse un po’ tedioso e troppo dispersivo, il nuovo “The Undying Darkness” si presenta con un songwriting asciutto, più snello, decisamente più heavy e più assimilabile ricco di eccellenti refrain e di un lavoro chitarristico maiuscolo a livello di riff. I primi quattro pezzi basterebbero a convincere chiunque della validità dell’album; ma questa volta i Caliban sanno anche spaziare maggiormente, e se non mancano i brani più malinconici e sofferti (“I Refuse To Keep On Living…”, “Sick Of Running Away”), le vere sorprese arrivano con “Moment Of Clarity”, uno spietato proiettile thrash metal che vede come ospite alle vocals Mille Petrozza dei Kreator o “Army Of Me”, con Tanja Keilen dei Sister Love. Il resto è un pugno in faccia di potentissimo metalcore suonato e composto ai massimi livelli, spinto ancora più in là da una produzione tra le migliori che abbia mai sentito. Alla faccia del trend.

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