CANAAN: Images From A Broken Self
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15/08/2018I Canaan sono una formazione milanese (nati dallo scioglimento dei Ras Algethi), che dal 1996 scandaglia le diverse forme delle oscurità musicali, attraverso un percorso sempre cangiante che li ha visti passare dal funeral doom al dark/doom fino alla definitiva trasformazione verso lidi elettronici cupi, ma sempre pervasi da scenari malinconici e decadenti. Il Deus Ex Machina dietro al progetto è Mauro Berchi (proprietario della Eibon Records) che, rispetto al precedente disco il ‘Giorno dei Campanelli’, ha preferito utilizzare l’italiano al posto dell’inglese; il nostro idioma ha aggiunto, oltre al radicale cambio di sonorità, maggiore atmosfera, espressività, profondità e magnetismo alle liriche (vere e proprie poesie visionarie), perfetto completamento di partiture elettro-sperimentali oniriche ed eteree sviluppate quasi in assenza di ritmiche/batteria, ma mantenendo di fondo una certa forma canzone. Le nuove composizioni presentano una struttura/fisionomia più subdola del passato, partono dolci/melodiche e melliflue per svilupparsi poi in afflatti criptico/sperimentali che si districano tra suite sinistre e claustrofobiche di electro industrial dark ambient di stampo Coil-Current 93 (prima della svolta neofolk) come in “I Stand And Stare”, e composizioni classiche a là Dead Can Dance come “Of Sickness And Rejection”, che perdono in parte, però, il trademark personale del disco precedente. Resta la peculiarità della band di produrre un brano nettamente superiore agli altri: "The Dust Of Time". In definitiva, un disco di non facile e veloce assimilazione (come del resto gran parte della discografia della band), che necessità di particolari condizioni climatiche e mentali (buio e concentrazione), e di ripetuti ascolti per goderne e capirlo appieno. Distillato di anima…in pena.
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