BREED 77: CULTURA
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08/11/2005Breed 77? Cosa sono, la versione anglosassone dei Linea 77? Facezie a parte, la curiosità ha preso il sopravvento quando mi sono trovato in mano “Cultura”, platter degli inglesi (ma solo formalmente visto che i cinque ragazzi sono di origine latina) risalente ad un anno fa. Curiosità perché sui Breed 77 erano state spese parole di elogio addirittura da Robert Flynn, uno di cui fidarsi. “Cultura” è un concetrato di nu metal moderno cui piace mostrare l’abilità stakanovista della band nel seminato della musica pesante; non ci troviamo di fronte ad una sequela di pezzi tutti uguali, tant’è che si passa con disinvoltura da brani sostenuti come “Individuo”, mai privi dell’appeal melodico necessario a farsi largo nella mente dell’ascoltatore, a ballate elettriche emozionali come “The River”. Nel mezzo brani che rischiano di soggiornare per settimane nel vostro cervello causa refrain assassini, si veda la splendida “Calling Out”, probabilmente il pezzo migliore del lotto. Grazie anche alla varietà di suoni forniti da strumenti quali djembe, chitarre a dodici corde e flamenco, cajon, “Cultura” scorre via liscio, anche se forse tredici pezzi sono un po’ troppi e rischiano di adombrare le composizioni più (con)vincenti. Ci troviamo di fronte ad una band che sa miscelare con abilità suoni moderni, pesantezza, melodia e divagazioni etniche sempre funzionali al contesto (non troverete stacchi buttati lì a caso, per capirci), che con un eventuale prossimo album credo saprebbe davvero stupire tutti quanti, ed è effettivamente un peccato che almeno finora li conoscano in pochi. L’avevo detto io sopra, che di Robert Flynn ci si può fidare.
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