BLUES PILLS: Lady In Gold
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12/08/2016Nel 2014 quattro giovanissimi ragazzotti con quartier generale in Svezia, ma provenienti da varie parti del mondo, uniti dal sacro fuoco del blues rock e da ogni cosa abbia una consistenza vintage ed hippie, si mettono insieme e formano un gruppo che si è ben presto esaltato agli onori della critica di settore e tra gli appassionati di rock music come una delle rivelazioni di quell’anno. I Blues Pills con il loro debutto omonimo hanno fatto drizzare le antenne a molte persone, scrivendo brani pieni e carichi di groove e di qualità come da un po’ di tempo non se ne sentiva, producendo un album che è risultato tra i migliori in senso assoluto di quell’anno. Ed una buona dose di successo in più l’ha data sicuramente la presenza dell’affascinante Elin Larsson, che unisce come un meccanismo perfetto bellezza visiva e qualità vocali e musicali di prim’ordine. Il secondo capitolo in studio della loro discografia, sempre sotto le accoglienti braccia della Nuclear Blast, era quindi particolarmente atteso quest’anno. I brani rilasciati prima dell’effettiva pubblicazione di ‘Lady In Gold’ hanno fatto notare una sostanziale evoluzione del loro sound, che si è fatto più sofisticato, inserendo frangenti corali a discapito di elementi che nel disco precedente sono stati una delle chiavi del loro successo, come ad esempio la chitarra ammaliante di Dorian Sorriaux. Essendo quindi più sofisticate, la title-track e soprattutto “Little Boy Preacher” non sono state di facile ed immediata assimilazione, risultando alla fine non pienamente convincenti al primo impatto. Ascoltando l’album nella sua interezza, si nota invece che questi pezzi, così come buona parte di tutto l’album, tendono a crescere e ad essere maggiormente apprezzati sulla lunga distanza dopo vari ed attenti ascolti. Brani buoni come i due già citati, e come anche “You Gotta Try” e “Gone So Long” si alternano a prestazioni che, onestamente, abbassano la qualità complessiva del loro operato, in particolare il brano "I Felt A Change", che solo un’ottima prestazione alla voce della Larsson fa mantenere a galla il livello, seppur con fatica, e per il resto rasentando i limiti del noioso. Ecco cosa resta di concreto in quest’album: la voce di Elin Larsson, che possiede un senso dell’interpretazione ed una classe artistica di primissimo livello, ed essendo quindi di gran lunga l’elemento fondamentale e più positivo di tutto l’album. La chitarra di Sorriaux, a differenza del primo album, solo a sprazzi si rende particolarmente presente. Più cospicue invece le basi di tastiera, chiaramente e spiccatamente dalle atmosfere vintage pregne di incenso, e come detto prima le parti di stampo più coristico. Rispetto all’omonimo debutto, ‘Lady In Gold’ è un album sostanzialmente diverso, che denota una voglia da parte della band di provare cose nuove. Una scelta che forse non convincerà tutti, soprattutto coloro che del primo album, e del successivo live registrato al Freak Valley Festival se ne sono innamorati, e che troveranno in “Elements And Things” la traccia migliore dell’album, la quale effettivamente si avvicina di più agli stili proposti sia sul disco di debutto, che in sede live. Forse verrebbe da dire che i veri Blues Pills sono proprio quelli di “Elements And Things”, brano peraltro, e forse non a caso, proposto dal vivo negli ultimi tempi ed affiancato ai travolgenti brani del disco omonimo. E inoltre, è da valutare la resa dal vivo di molti dei brani presenti in ‘Lady In Gold’, soprattutto di quelli è più preponderante l’uso di tastiere, organi e seconde voci. Un accorgimento dal punto di vista delle presenze in organico, valutando quindi la scelta di assoldare dei turnisti per il tour (alle tastiere, piuttosto che ai cori), potrebbe essere una soluzione che può anche avere riscontri positivi qualora si creasse la giusta sintonia e la giusta atmosfera tra i componenti. La conclusione risulta quindi abbastanza interlocutoria, per un album che dividerà e farà contrastare molti. Per cercare di valutare il meglio possibile ‘Lady In Gold’, si è provati a fare una constatazione agendo su due modi di valutare il contenuto dell’album e l’attuale stato compositivo della band. La prima valutazione, rivolta ai fan della prima ora dei Blues Pills, è quella di un album che sicuramente non raggiunge i livelli di impatto del disco precedente, risultando un lavoro che si districa a fasi alterne e che raggiunge picchi di groove in pochi frangenti. La seconda valutazione, rivolta invece a chi si approccia solo ora alla scoperta di questa band e ne inizia a sentire la loro proposta, è quella comunque di iniziare a scoprire la band partendo anche da ‘Lady In Gold’, per poi rendersi conto, man mano che si cerca di conoscere più a fondo la band e valutando quindi le loro pubblicazioni precedenti, che questi sono dei ragazzi che il rock e il blues ce l’hanno nel loro DNA, e che quando si mettono d’impegno sanno fare rock e blues molto ma molto bene.
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