BLEEDING THROUGH: BLEEDING THROUGH
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14/04/2010La storia dei Bleeding Through è quella di tanti altri gruppi. Non hanno mai mollato duro, nonostante tutte le sfighe capitate in rapidissima successione, e soprattutto sono sempre riusciti a sfornare con regolarità impressionante un disco magnifico dietro l’altro, ormai da svariati anni. Questo nuovo self titled vede la band di OC tornare sotto l’ala protettrice di Roadrunner, che forse si è accorta dell’errore fatto anni fa, quando li ha scaricati. Ma si può sempre recuperare il tempo perduto, e Bleeding Through prosegue degnamente la marcia trionfale di Brendan e soci. Le coordinate stilistiche della band sono grossomodo sempre le stesse, un metalcore tiratissimo, che sa ritagliarsi spazi melodici e ariosi, pur con parsimonia, e tira dritto come un rullo compressore. Devo dire che i brani più melodici di The Truth restano ancora il mio modello preferito di Bleeding Through, ma un disco come questo ci metterei la firma ad averlo tutti i giorni. Sempre più influenzati dalla Scandinavia (alcuni passaggi di Your Abandonment sembrano arrivare direttamente da un disco dei Dimmu Borgir), l’apocalisse musicata dei Bleeding Through non fa prigionieri quando pesta, ma sa anche toccare quando entra in scena la melodia, come nella splendida Salvation Never Found o nella conclusiva Distortion, Devotion. Ottima la produzione, ottimi anche gli assoli, più tecnici che mai. Una garanzia, cazzo.
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