BEHERIT: ENGRAM
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22/04/2009"Because…I just fuckin’ hate this world…", era l’unica frase appropriata ad inizio disco, che ci potevamo aspettare da Marko Laiho, ed il suo ritorno con i grandissimi Beherit. Un modo perfetto per iniziare un disco di una band, che ha saputo cogliere lo scettro e il significato di culto, con grande tranquillità nel corso degli anni. Per chi è sempre rimasto estasiato da dischi come 'The Oath Of Black Blood' e 'Drawing Down The Moon', e si è perso nei meandri della discografia dei finlandesi alla ricerca di ogni possibile chicca (tra splits, best of e live bootlegs vari, molte cose soprattutto stampate su supporto vinilico), troverà in questo nuovo 'Engram' la possibilità di godere di atmosfere glaciali, apocalittiche e distruttive, che ben si allacciano ai discorsi già intrapresi in dischi come 'Electric Doom Synthesis' (un esempio è l’innesto psych-ambient di "Suck My Blood"). Non c’è spazio per i conservatori e per chi amava i suoni più sporchi e oscuri della band. Anche perché i Beherit del 2009, oltre a presentarci un disco naturale successore dei suoi precedenti, ingloba sia il passato che il futuro, presentandosi al pubblico con una vera formazione, come una vera band, come non succedeva dal novembre del ’93, anno di pubblicazione del già menzionato 'Drawning Down The Moon'. Tutto il disco è stato scritto, sia per quanto riguarda la musica che i testi, da Marko Laiho, stavolta accompagnato dal suo compagno di avventure Jari Pirinen alla batteria, dal nuovo arrivato Pasi Kolehmainen (ex-Chaosweaver e ora attivo anche con i suoi MMD) e Sami Tenetz al basso. L’intro di "Axiom Heroine" è perfetta…apocalittica: un biglietto da visita nel pieno stile di un brano come il classico "Salomon's Gate", qua perfettamente bilanciata tra il momento di suspense dei primi lenti e ossessivi minuti, e quelli più veloci, che man mano perdono nuovamente dinamicità riprendendo il tema principale. Sembra la colonna sonora della fine del mondo. I brani sono incastrati in modo perfetto tra di loro: come sul finire dell’opener di un brano infame come "Destroyer Of Thousand Worlds" gemellata con l’anthem "All In Satan", dalla linea vocale del ritornello, dannatamente catchy. Mettetevi in testa questo: che 'Engram', raccoglie venti anni di storia di black metal della band finlandese, rimescolando le carte in tavola in una salsa moderna e più spietata che mai. Le chicche imperdibili e i colpi di genio che potrete ascoltare in questo disco, non hanno eguali, ed è bello, soddisfa, ascoltare una band ritornata così in forma, dopo tanti anni di silenzio. Il beherit-pensiero è raffigurato in modo migliore, nei venti minuti rimanenti, due brani che forse a tanti non diranno niente, ma per me rappresentano il culmine della carriera di Marko & Co.. Parlo della struttura atroce di "Pimeyden Henki" costruita su basi ipnotiche di tappeti sonori spaziali. L’effettivo saluto avviene poi con un tuffo nel passato (ovviamente sempre in chiave moderna), pescando a piene mani dal buon 'Electric Doom Synthesis'. Quindici minuti di pura follia.
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