DARK MILLENNIUM: Where Oceans Collide
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26/09/2018I Dark Millennium sono una band fondata fra il 1989 e il 1990. Due lavori furono pubblicati, in piena era death, che godono ad oggi di ottima reputazione. I riscontri all'epoca non furono però quelli sperati, tanto da indurre i nostri, insieme all' interesse per altri generi musicali, a sciogliersi tra il 1993 e il 1994. Ventitre anni dopo lultimo full-lenght è stato pubblicato un nuovo lavoro, ed oggi, due anni dopo, questa release. Le radici non sono state abbandonate, siamo in presenza di un death che risente ancora di inflessioni thrash nel rifframa. Il cantato, lontano dagli estremismi raggiunti successivamente nel genere, è intellegibile, benchè gutturale, e fa pensare ad un Nick Holmes un po' sopra le righe, o ad certo melodeath scandinavo, At The Gates in particolare. Ma è il chitarrismo la parte piu interessante e spiazzante di questo lavoro: l'eclettico Hilton Theissen (che, dopo lo scioglimento dei Dark Millennium, si è dedicato e si dedica tuttora a due progetti electro indie-pop oltre a fare il produttore), e Michael Burmann cesellano un paesaggio sonoro vario, che prende in controtempo a piu riprese. La progressività del sound risiede in certi passaggi atipici per il genere con cambi di tempo inopinati. É davvero difficile inquadrare i nostri. Oltre ai già (indirettamente) citati Paradise Lost, anche il protoblack metal svizzero di Celtic Frost/Samael pre svolta industrial e Anael può palesarsi all´ascolto, cosi come il doom di certi My Dying Bride o addirittura il djent dei Meshuggah. Highlights: "Insubstantial" che, al quarto posto nella scaletta, è forse il momento in cui si coglie compiutamente l´originalità di questo lavoro per la prima volte e "Jessica's Grave", forse il pezzo sonicamente piu estremo. La dodicesima traccia fa storia a se, dodici munuti operatici a chiudere questo lavoro che non può davvero piacere a tutti, ma che merita attenzione.
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