ATLASES: Haar
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04/04/2020La vastità del mare, i riflessi di luce che da esso si sprigionano, toccando ogni sensibilità, accogliendo ogni propagazione di luce dell'anima. Contemplazione del tutto, lenta e costante marea le cui increspature mostrano immagini e sensazioni sempre differenti. Ammirati riempiamo gli occhi di lacrime, bordi di amore che si piegano, accartocciandosi, alle mestizia di un destino insondabile. Tutto ciò è Haar, ultima fatica discografica dei Finlandesi Atlases, progetto dedito ad un doom metal dalle sfumature post rock, per certi aspetti sludge e per altri più classicamente heavy. Album emozionante, dagli sviluppi dilatati e che maestosamente ci descrive di passioni intense, di una solitudine coscientemente scelta, dalla quale si voleva forse inizialmente sfuggire ma ora non più. Tanta saggezza e forza, per atmosfere in cui il silenzio delle armonie diventa eco di una pace mestamente conquistata, spazio nel quale fluttuare e che sublima in scudo ad angosce. L'arco temporale nel quale ci spostiamo svanisce, quasi tutto si condensi in un attimo la cui immensità percepiamo soggettivamente. Pacificamente ci gettiamo tra le onde, accolti da un tepore inaspettato, custoditi in una discesa verso una quiete che ha il sapore di beatitudine. Otto tracce di veemenza, parallelismi con i più classici Katatonia, Ghost Brigade e dissonanze post metal, il tutto reso con personalità e perizia, senza finire nella banalità del luogo comune e del deja-vu. Full-length artisticamente complesso, delicato e monolitico al contempo, tanto da essere sorpresa del panorama musicale. L'alternarsi di voci gutturali e melodiche crea un gioco di luci ed ombre che non segue schemi preconfezionati, epico crescendo che non vi lascerà indifferenti, sia che siate dei conservatori nel metal, oppure dei progressisti. Personalità e sostanza per un disco che non vi deluderà e che speriamo sia primo di una lunga serie di capitoli per una realtà da seguire con attenzione.
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