RWAKE: The Return Of Magik
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15/03/2025Il brano di apertura “You Swore We’d Always Be Together” presenta un'intro arpeggiato molto delicato e brutalizzato poco dopo da una violenta esplosione di doom metal ultrarallentato con influenze black, considerando anche lo screaming molto deciso del cantante Chris Terry. Così si dà inizio a questa nuova pubblicazione targata Rwake, band americana in pista da oltre vent’anni e giunta al sesto disco dopo diversi anni di silenzio. Considerando l’evoluzione del disco, direi che siamo di fronte a una band da inquadrare nel post metal vista la presenza di varie influenze dell’ambito della musica estrema: oltre al doom, troviamo riferimenti al black metal, arpeggi quasi slowcore e altro ancora. La band risulterebbe interessante, ma il solito problema, per quanto mi riguarda, sta nella durata eccessiva dei brani. Il rischio concreto, in questo caso, è quello di risultare pesanti, pedanti e dunque ripetitivi. Ogni brano, della durata medisa di oltre dieci minuti, poteva tranquillamente essere tagliato di almeno 3/4 minuti. Pensiamo alla estenuante “Distant Constellations And The Psychedelic Incarceration” (quasi 14 minuti): impiega quasi sei minuti di arpeggio, anche gradevole ma appunto troppo lungo, prima di arrivare al dunque. E poi prosegue su rimiche rallentate e insiste per altri sette minuti di urla continue che, francamente, finiscono con lo stancare rapidamente. Lo schema descritto si ripete più o meno fedelmente per tutto il disco e manca, insomma, un guizzo, un qualcosa che lo faccia decollare verso altre evoluzioni qualitative. E’ una occasione mancata, perché la qualità c’è, gli arrangiamenti pure, ma nel complesso il disco risulta alquanto indigesto.
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