ASOFY: Amusia
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24/10/2020Torniamo a parlare degli Asofy, il cui arco temporale di attesa da un album all’altro si è con gli anni via via assottigliato. Tre anni dal precedente 'Nessun Luogo', sette da 'Percezione' e ben diciannove per 'ebYm', intervallato da alcune uscite alla spicciolata. La musica del polistrumentista Tryfar è sempre stata basata sulle atmosfere ed emozioni più che su strumentalismi fini a sè stessi. 'Amusia' non fa eccezione alcuna, album ancor più disturbante forse dei precedenti, a metà tra doom e black metal. Preghiera sussurrata, armonie dissonanti e poi pause in cui la voce dell’artista compare come nenia improvvisa. Sonno disturbato da angosce, incubi che poi trovano pace, figure che ci prendono per mano portandoci in un’incoscienza tremula e disturbante. Gocce di sensibilità increspano specchio d’acqua dal fondo imperscrutabile. Nulla di intellegibile, asimmetrie che sconvolgono e da cui rifuggiamo come realtà impenetrabile. Nessuna logica, solo opprimenti agonie da cui assurdamente sfuggiamo solo abbracciandone l’illogicità. Complimenti ad Asofy, progetto che da vent’anni regala perle di doom, senza lasciarsi invaghire da mode e procedendo con personalità nel panorama musicale. Album alienante che farà la gioia degli appassionati di un sound atmosferico e dalle sfumature black, e di chi ama la musica estrema senza schemi.
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