ARKONA: Goi, Rode, Goi!
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11/12/2009Dalla Russia con furore: gli Arkona con il loro quinto full-leight sostenuto dall’ottima promozione dell’austriaca Napalm Records centrano l’obiettivo di realizzare l’album di pagan folk metal dell’anno. Per l’occasione il gruppo ha raccolto intorno a se la crème de la crème dell’elite europea del folk metal: diciotto le presenze per tacere del quartetto d’archi diretto da Aleksandr Kozlovskiy e dal coro femminile del collegio musicale di Mosca diretto da Sofia Sultanova. In un florilegio di flauti di pan, mandolini, balalaika, violini, domra e chi ne ha più ne metta e introdotti dal fragoroso ondeggiare dell’oceano ci immergiamo letteralmente negli oltre settantanove minuti (in pratica tutto il minutaggio che può contenere un cd audio) di questa musica complessa, fatta di melodie folk a volte malinconiche e a volte da festa tradizionale russa, il tutto sapientemente intessuto dal nero filo del black-death garantito dallo screaming (in lingua d’origine) di Masha Arhipova. L’eccletismo e la densità di ognuna delle quattordici tracce di ‘Goi, Rode, Goi!’ può lasciare attonito l’ascoltatore ma l’album è davvero un continuo crescendo di atmosfere messe in musica. Forse l’elemento vocale maschile che risulta un po’ piatto soprattutto negli screaming tende a soffocare le composizioni del gruppo (chiamiamola pure compagine visto l’alto numero di collaborazioni presenti) ma la produzione è di alto profilo e riascoltando con più attenzione questo lavoro lo si nota paragonandolo a quanto fatto precedentemente dai nostri. Immaginiamo gli Arkona come il corpo di una bella donna (magari la ventisettenne Masha…): occorre di certo un abito adeguato per esaltarne le forme (musicali) ed ecco quindi intervenire nell’art work il notevole Kris Verwimp (Arch Enemy, Lemuria, Marduk, Old Man's Child solo per citare alcune delle molte band con cui ha collaborato) che riassume nella splendida cover questo notturno dove l’epicità quasi si solidifica nella bruma che avvolge un po’ tutta l’immagine compreso l’oceano che si staglia impetuoso dinanzi a noi. E’ un oceano di suoni tradizionali e metallici sapientemente mixati sia nella notturna “Liki Bessmertnykh Bogov” che nell’epica introduzione della title track. Basterebbe guastarsi il trailer dell’album che sino a poco tempo fa girava per la rete (e che facilmente si può rintracciare nel www) per rendersi conto che non vi sto mentendo quando affermo di aver ascoltato pochi album di pagan folk metal accostabili a quest’ultima fatica degli Arkona.
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