MARDUK: Viktoria
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06/07/2018Tornano a calcare la scena con un nuovo album gli svedesi Marduk. Servono ben poche presentazioni per chi, piaccia o non piaccia, fa parte dell’olimpo del genere estremo mondiale. 'Viktoria' continua idealmente sulla linea tracciata dalla band, regalando brani serrati, senza compromessi. Fendenti che si conficcano nel cuore dell’ascoltatore, ferendolo, per poi ripartire e strappare con violenza le membra dei malcapitati. Non ravvisiamo alcun spostamento attitudinale del progetto, ad eccezion fatta per suite nei brani un po’ più atmosferiche del recente passato. Parliamo di momenti in cui il respiro si fa più profondo ed in cui la contemplazione diventa trampolino per le tipiche sfuriate degli svedesi. Ritmiche serrate, ugola lacerata da odio, una sorta di esaltazione che ha in taluni frangenti un non so che di epico. Troviamo interessante come, goccia dopo goccia, venga stillata una sorta di quiete in grado di non perdere di vista un lato di relativa riflessività del full-length. I Marduk non pretendono di essere qualcosa di diverso da quello che hanno sempre voluto dire e dare, ma possiamo in qualche modo ravvisare un taglio nelle songs meno fine a se stesso, come se la bestialità della band prenda delle espressività nuove. Parliamo di sfumature, sia chiaro, riflessi ed accenni che da “Frontschwein” ad oggi si possono ravvisare dopo un attento ascolto. Trentatre minuti scarsi di black metal svedese, un fuoco incrociato in cui ci ritroviamo inerti e in cui l’angoscia e il terrore trionfano. Il full-length ha però dei cali, soprattutto quando si vuole pigiare per forza sull’acceleratore, come se la composizione dei pezzi venga meno, o innaturalmente porti ad uno “sfregio” non necessario. Gesto “gratuito” che non trova una vera giustificazione, nemmeno nella natura stessa dei Marduk. Ci stuzzica l’intento di dare un’ambientazione alle sfuriate da parte degli svedesi, via che ci piacerebbe sviluppata se non altro per dare stimoli nuovi sia all’ascoltatore che a loro stessi.
A cura di Stefano "Thiess Santamaria - VOTO: 70
Quattordicesima fatica per questa che è una delle realtà piu in vista del black metal svedese che, pur avendo sempre risentito di una condizione di minorità rispetto alla scena norvegese, ha comunque avuto modo di esprimere una sua schiera di esponenti. La perseveranza dei Marduk è senz'altro da lodare. Li contraddistingue un lungo e solido cammino, privo di incertezze o compromessi. Questa risolutezza d´intenti non gli hai mai però portati a diventare una band di prima fascia, una band capace di fare la storia del genere in altre parole. Li ha piuttosto da una parte portati ad una consistente notorietà, privandoli però al contempo dell´opportunità di fare il grande salto. Questo album non aggiunge ne toglie nulla alla carriera dei nostri. Siamo di fronte al solito, solido black metal ben prodotto (ben al di sopra dello standard abituale del genere, ancorchè non quanto alcuni dei loro lavori passati), ma del tutto privo di innovazione o spunti che lo distanzino dai lavori immediatamente precedenti. L'esordio è veloce, ronzante e tellurico come al solito i Marduk, e tale si mantiene il prodotto per la quasi totalità della sua durata. Due brani spezzano, per fortuna dell'ascoltatore, il ritmo forsennato: "Tiger I" che procede lento, pesante, ma ugualmente inarrestabile come il carro armato a cui allude, e "Silent Night" in chiusura, da cui era ovviamente lecito aspettarsi un po' di requie. I due brani in questione non sono qualitativamente né migliori, né peggiori degli altri piu dinamici, semplicemente suscitano un'impressione piu gradevole unicamente in virtù della sopraggiunta necessaria variazione che danno all´ascolto. Il tema bellico la fa da padrone a livello testuale come da molti anni a questa parte, contribuendo alla sensazione di omogeneità ed affidabilità che i Marduk evidentemente desiderano fornire. "Equestrian Bloodlust", oltre ad essere uno dei pezzi piu convincenti dell'album, non poteva non strapparmi un sorriso anche se confesso di non essermi avventurato a verificare se il testo fosse in grado di giustificare in qualche modo questi equini assetati di sangue. I Marduk blandiscono con encomiabile perseveranza il loro seguito di appassionati, che certamente non rimarranno delusi. Qui c'è tutto ciò che si può desiderare dalla band. Gli altri potranno rimanere affascinati dalla chiarezza di intenti, dal mestiere di questi competenti artigiani del black metal, ma dubito che questo album farà conquistare alla band consistenti nuove schiere di appassionati.
A cura di Edoardo Scaramuzzino - VOTO 67
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