ALICE COOPER: THE EYES OF ALICE COOPER
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15/12/2003Come dite? Ho dato un voto troppo alto a questo disco? Forse avete ragione. Forse. Ma io credo di no. Perché in questi tempi di Nu-Industrial-Punk-Metal-Core con influenze Gothic, quando esce un cd come questo, di puro, vero, FUCKIN’ ROCK & ROLL, io vado in visibilio! Eh sì… il suono è sporco quanto basta, da garage, le chitarre sono ruvide, la voce di Alice… beh, è la voce di Alice e i testi sono acuti e taglienti come sempre. Vi sembra poco? Tredici perle, alcune più belle, alcune meno, ma pur sempre perle. A partire dalla bellissima opener “What Do You Want From Me?”, carica, veloce e ferocemente ironica, proseguendo (a dire il vero un gradino sotto) con “Between High School & Old School”, vicina ai suoni di band come White Stripes e simili. Uno dei pezzi migliori è invece “Man Of The Year”, soprattutto per il testo graffiante e intelligente come non mai… una sorta di riflessione sull’insoddisfazione dell’uomo occidentale… in chiave quasi punk! “Novocaine”, il singolo, è un brano da “Hi-Fi Radio”, che se fosse stato fatto da Robbie Williams invece che da Alice Cooper, probabilmente passerebbe in radio 15 volte al giorno. “Bye Bye, Baby” è un altro pezzo veloce, con il ritorno dei fiati (!) e un ritornello assolutamente irresistibile. Ma ecco giunto il momento della ballad, in questo caso “Be With You Awhile”. Atmosfera dolce, luci soffuse, per un pezzo piacevole e intimista, certo non il lento migliore scritto da Cooper, ma comunque di buon livello. Ma il vero capolavoro è la successiva “Detroit City”: un mix tra Aerosmith e Beatles, un trionfo di spensierato Rock & Roll, un inno alla città che ha dato alla luce decine di artisti del rock. "Well I was born there. Probably die With all my long hair. Detroit City." Attenti… se vi lasciate prendere sarete costretti a cantarla all’infinito! “Spirits Rebellious” è invece forse il pezzo più debole dell’album… ricorda le sonorità di “Hey Stoopid!”, ma senza raggiungere un livello eccelso. Ve lo ricordate “Welcome To My Nightmare”? E in particolare “Steven” e “Years Ago”? Bene, andate a risentirvele, perchè la successiva “The House Is Haunted” ha esattamente le stesse sonorità... e la stessa agghiacciante atmosfera! “Love Should Never Feel Like This” è un’ironica riflessione su come l’Amore non vada esattamente come vogliamo noi… di nuovo Rock & Roll, signori! A questo punto ci troviamo di fronte ad un pezzo unico, “The Song That Didn’t Rhyme”. E davanti a un brano così, le possibilità sono due: o Alice Cooper è un pazzo, oppure è un genio. Personalmente propendo per la seconda ipotesi. Non vi voglio rovinare la sorpresa… andate ad ascoltarla… e attenti al testo! L’album si chiude con le violente “I’m So Angry” e “Backyard Brawl”, entrambe vicine, come sonorità, agli ultimi lavori di Cooper, “Brutal Planet” e “Dragontown”.
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