AGALLOCH: MARROW OF THE SPIRIT
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29/12/2010Ancora una variazione sul tema per il nuovo album degli Agalloch. Ancora un disco di carattere, pregno di personalità ed emotivamente strabordante. Se 'Marrow Of The Spirit' si forgia di quella malinconica vena di fondo presente in tutti i lavori della band di Portland, è anche vero che l'album fa registrare un indurimento del suono, ed un ritorno in parte al black metal delle prime apparizioni sulla scena. Questo senza mai perdere di vista le strade intraprese fino all'eccezionale 'Ashes Agaisnt The Grain', quindi sfumature folk, brevi accenni gothic e quotati struggimenti strumentali tipicamente post-rock. Una sorta di rimescolamento di carte in cui convivono le varie anime del gruppo in un'unica opera, questo in occasione del cambio di etichetta e dell'ingresso in formazione di un nuovo drummer, Aesop Dekker, il quale rinvigorisce la ritmica dando il giusto apporto dinamico al lavoro. Meno dilatazioni, meno progressioni e stile più definito, quindi, e brani di conseguenza che mirano più all'aspetto evocativo, emozionale, che a quello "sperimentale". Poco male in quanto il risultato finale non cambia affatto: 'Marrow Of The Spirit' è un concentrato di violenta spiritualità, colonna sonora di tormentate sere invernali trascorse alle prese con sè stessi. Soffuso, introspettivo e di pari passo gravido di rabbia. Si lancia nei meandri oscuri dell'anima, in foreste innevate dove il tempo sembra essersi arrestato, e riesce a trovare spiragli di luce inaspettati. Drammatico, teatrale, a tratti orchestrale, ci consegna gli Agalloch ancora una volta ispirati che nel rilasciare la summa della loro arte trovano di nuovo modo per guardare avanti: la parte centrale di "Black Lake Nidstang", brano di diciassette minuti, si caratterizza con una nenia di ambient e psichedelia da favola, segno che solo chi sa veramente osare riesce veramente a creare, ad essere leader, e non un follower.
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