ABORYM: KALI YUGA BIZARRE
data
07/10/2005“Kali Yuga Bizarre” il è debut sulla lunga distanza dei romani Aborym; il platter arriva dopo una gestazione piuttosto lunga che ha visto lo scioglimento della band (attiva fin dai primi anni ’90) e continui cambi di line-up prima di raggiungere l’agognato contratto discografico. La band di “Kali Yuga” è molto diversa da quella che siamo abituati a conoscere da qualche anno con il secondo ed il terzo lavoro, “Fire Walk With Us!” e “With No Human Intervention”. L’opera prima dei demoni capitolini è infatti molto più ancorata al black metal di stampo classico, nonostante la personalità sperimentale e disturbata di Fabban e compagni sia una costante dell’album. La doppietta che apre il disco è infatti ben bilanciata tra assalti tipicamente black (merito anche dell’impostazione piuttosto ‘classica’ del singer Yorga) e inserti elettronici, da non confondere con ‘sinfonici’, che infondono un’atmosfera malata e lisergica ai brani, lunghi ed articolati quanto basta ma anche catchy se vogliamo, lontani dal casino fine a sé stesso e facilmente memorizzabili anche grazie all’ottimo lavoro chitarristico di Sethlans e Nysrok. Dalla terza traccia in poi, è la follia pura a scandire i ritmi dei pezzi; “Hellraiser” è una distortissima cover dei Coil mentre “Roma Divina Urbs” si candida a brano più epico del combo nostrano, merito anche del passo di Petronio recitato dal singer verso la conclusione (citazioni simili si ritrovano anche in molti altri brani di “Kali Yuga”). La forma degli Aborym a venire è forgiata dalla techno song “Tantra Bizarre”, durante la quale sfido chiunque a tenere fermo il culo, mentre i richiami al passato musicale sono evidenti in “Metal Striken Terror Action”, song di stampo thrash/death dai riff vertiginosi, remake della datata “The Black Deicide”. Da segnalare il delirio propagandistico di “Come Thou Long Expected Jesus”; è anche merito di cose del genere se la band in passato è stata accusata, a torto, di farsi portavoce di ideologie di estrema destra. Nonostante la presenza di Attila Csihar nelle backing vocals sia notevole, la parte del leone dietro il microfono la fa Yorga, singer senza dubbio più adatto alle composizioni del platter. Un platter più caldo, crudo e barbarico di ciò che verrà dopo, prima che la tecnologia prenda il sopravvento.
Commenti