4 SEASONS: SIT OF SHAME
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19/12/2013Certe operazioni – meramente commerciali - sono di difficile comprensione, specie quando si parla di realtà underground, come nel caso dei 4 Season. Sfornare un EP di soli cinque brani non ha effettivamente un gran senso, d’altra parte chi – coi tempi che corrono – spenderebbe soldi per un mini di una band ancora sconosciuta? La risposta è semplice, in pochi. Passiamo oltre e arriviamo quindi alla sostanza, vale a dire 'Sit Of Shame', e del suo modo di interpretare la parola pop-punk. Una maniera molto semplice e scolastica, bisogna ammetterlo. A volte si disprezza chi ha il coraggio di osare, in altre – come questa – si ha come la sensazione che se ci fosse stato meno pudore saremmo stati di fronte a tutto un altro tipo di lavoro. Sì perché i 4 Season sanno bene ciò che fanno, non hanno bisogno di troppe spiegazioni parlando di pop-punk e sonorità alternative, suonando veloci e divertenti quanto basta a far sorridere e muovere le prime fila durante un loro live. Cosa manca quindi? Manca l’originalità, manca quell’elemento che al primo ascolto può suonare strano ma che – alla lunga – arrivi ad amare e a permetterti di riconoscere una band tra centinaia. Emuli dei Blink 182 ne abbiamo a centinaia solamente qui in Italia, che senso ha quindi seguire quanto fatto da Travis e compagni se poi non si aggiunge nulla di personale alla proposta?! Probabilmente il sottoscritto è troppo esigente e ai teenager tutto ciò potrebbe anche bastare, ma se in soli cinque brani l’idea è quella di una band stilosa ma col freno tirato non oso immaginare cosa potrebbe succedere parlando di un album di debutto. Quindi lasciando da parte ulteriori considerazioni a riguardo il consiglio è quello di dimenticare quanto fatto in 'Sit Of Shame' e dare vita a qualcosa che possa portare il nome 4 Season nelle menti di chi ascolta, attraverso elettronica, screamo, un giro di chitarra inusuale in ambito pop-punk e via dicendo. Qualcosa di originale e soprattutto personale.
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