36 CRAZYFISTS: BITTERNESS THE STAR
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17/06/2005Il filone nu metal che sembrava dovesse regnare incontrastato per molto tempo sulla scena americana, ha esaurito, oggi, ogni spinta propulsiva; così tra Korn in evidente calo creativo, Slipknot sopravvalutati fin dagli esordi e Deftones, per il sottoscritto, mai convincenti fino in fondo, di quella scena tanto reclamizzata è rimasto ben poco. Va però detto come molte band passate inosservate ai tempi, appaiano oggi meritevoli di attenzione, alla luce di dischi freschi e convincenti al di là di ogni moda passeggera. E' il caso di questi 36 Crazyfists e del loro "Bitterness The Star" un disco debitore in qualche passaggio (approccio vocale, scelta dei suoni di basso e chitarre) dei "padri" Korn, ma già portatore di un evidente personalità e interessante cifra stilistica. Infatti i 36 Crazyfists sono lontani dai clichè di molto nu metal ed evitano inserti rappeggianti o aperture "troppo pop", per sparare in faccia all'ascoltatore tutta la loro rabbia e tristezza. Questa band sembra portare con se la solitudine e il freddo della sua terra ,l'Alaska, in brani in perfetto equilibrio tra furia hardcore e malinconiche melodie urlate col groppo in gola. Merito di ciò va alla potenza fantasiosa della sezione ritmica di Mick Whitney e T., ma le vere punte di diamante del gruppo sono il chitarrista Steve Holt ed il cantante Brock Lindow: il primo tesse riff terremotanti, ma capaci di aperture melodiche stupende, il secondo dimostra di essere uno dei pochi veri cantanti in ambito nu metal, riuscendo a bilanciare alla perfezione melodia, rabbia e potenza vocale e scandendo testi dal forte carattere introspettivo. Trattandosi di un esordio non tutto fila liscio ed ogni tanto qualche passaggio suona macchinoso, ma l'ascolto di perle come "Turn To Ashes", "An Agreement Called Forever" e "Slit Wrist Theory" spazza via ogni incertezza sul talento di questi quattro ragazzi: riff spaccaossa e melodie commoventi s'intrecciano senza sosta e nel proseguo della track list si scoprono gioielli come "Two Months From A Year" e "Circle The Drain" che solo con gli ascolti rivelano la loro genialità. La produzione di Rob Caggiano (già all'opera con i Cradle Of Filth) chiara e potente completa un disco che non dovete farvi sfuggire, se cercate un sound moderno ma volete anche delle "vere" canzoni.
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