PADOVANI, LELIO
Lelio Padovani è un chitarrista nostrano tanto bravo quanto disponibile e gentile in sede d'intervista: vediamo cosa ci ha raccontata del suo ultimo album "The Big Picture"... Ciao Lelio come va? Come va il tuo ultimo disco “The Big Picture?” Tutto bene, grazie! Il Cd sta andando abbastanza bene, ho avuto molte recensioni positive, e sto facendo diverse interviste. Trovo il tuo disco molto ben bilanciato fra tecnica e sentimento: è un fatto spontaneo o una scelta decisa a tavolino? In fase compositiva non misuro mai le due cose, mi faccio guidare dal mio gusto personale; d’altro canto non mi sento un chitarrista “tecnico”, anche perché la tecnica è quello che mi permette di esprimere le mie idee, non solo la capacità di suonare dei fraseggi rapidissimi; per me sentimento e tecnica sono strettamente collegate l’uno all’altra. La cosa che trovo più importante è la somma delle parti, la composizione nel suo insieme; mi interessa l’aspetto compositivo, il risultato finale, The Big Picture, appunto. Le melodie di questo tuo nuovo lavoro sono molto rilassanti, adatte ad un ascolto in pieno relax: hai mai pensato di creare canzoni dall’animo metal? Mi piacerebbe tornare a scrivere canzoni cantate, come facevo ai tempi di Legacy, il gruppo class-metal di cui facevo parte diversi anni fa… Diciamo che il metal fa parte della mia formazione musicale, è il genere col quale sono cresciuto; al momento semplicemente scrivo delle cose differenti. A cosa ti ispiri per creare le tue composizioni? Spesso ho degli spunti mentre insegno, visto che quest’attività occupa gran parte del mio tempo, e cerco di scrivermi immediatamente tutto; mi ritrovo alla fine dell’anno scolastico con pagine e pagine di appunti, che vanno ordinati e sviluppati. Non c’è quindi un’ispirazione dettata da uno stato d’animo, cerco di fissare le idee quando mi si presentano per poterle sviluppare più avanti. Sei ormai al secondo disco targato Lelio Padovani: vorresti dirmi che differenze hai trovato lavorando su questi due progetti? La principale differenza tra questo album e “Unknown Evolution”, il precedente, è nel processo compositivo: ho prima scritto e completato le melodie, cercando di fare in modo che risultassero interessanti anche da sole, senza l’arrangiamento che ne è seguito. L’altra grande differenza è l’uso dei suoni di piano e tastiere generati in realtà da un guitar synth, che mi ha permesso di dare più varietà agli arrangiamenti pur rimanendo sul mio strumento. Riascoltando il mio ultimo lavoro trovo che siano anche migliorati i suoni, ogni volta che registro imparo ad usare meglio il computer e scopro nuovi trucchi. Dal punto di vista musicale l’ultimo cd è molto più impegnativo da ascoltare ed apprezzare, alcuni recensori sono rimasti piuttosto scioccati… Nei tuoi dischi tu curi tutti gli aspetti: è giusto dire che il tuo proverbio preferito è “Chi fa da sé fa per tre?” n un certo senso sì, mi piace fare le cose con le mie mani, è sempre una gran soddisfazione curare ogni aspetto della produzione. Purtroppo questo sistema è molto faticoso, e non garantisce risultati eccelsi in tutti i campi; le mie specializzazioni riguardano la musica suonata e registrata, per il resto faccio del mio meglio. Potrei dire che “chi fa da sé fa per tre” anche nella quantità di lavoro; nel mio caso è anche una necessità per contenere le spese, che non sono mai compensate dalle vendite. Ho avuto un aiuto inaspettato da Max Scaccaglia, che ho conosciuto in studio e che si è offerto di suonare il basso su “On The Beach”; sono stato felice di interrompere missaggio e mastering per poterlo registrare, anche a costo di ritardare il completamento del Cd, perché ero sicuro che avrebbe trovato una parte fantastica. Devo anche ricordare l’aiuto e la pazienza della mia ragazza, Serena, alla quale dedico un brano sul Cd: è lei il mio primo pubblico, e mi fa le foto che utilizzo per le copertine e per il mio sito web. Quali sono gli ultimi dischi che ti hanno colpito particolarmente e perché? Tra gli altri mi ha particolarmente impressionato l’ultimo album di Steve Vai, perché continua a inventarsi delle cose nuove pur avendo uno stile riconoscibile. Pensi mai di portare dal vivo la musica dei tuoi album solisti? Sarebbe fantastico! Mi piacerebbe molto suonare da vivo i miei brani. Avevo suonato al Disma di Rimini alcuni brani del mio Cd precedente nel 2002, ma usando delle basi. Il sogno nel cassetto è quello di formare un gruppo vero e proprio, mi manca lo scambio creativo con altri musicisti ed il suonare dal vivo. Quali sono gli obiettivi che ti prefiggi con le tue canzoni? Semplice esercizio musicale o in te si nascondono delle velleità da star? Produco i miei Cd per puro divertimento, visto che l’interesse di etichette grandi e piccole per questa musica, almeno in Italia, è inesistente. Chiaramente mi piacerebbe avere un riscontro più ampio di vendite ed una maggiore esposizione, ma non mi faccio illusioni; mi sento appagato dall’avere completato un altro Cd strumentale, per me questo è già un successo. L’obiettivo è sempre quello di continuare a fare quello che faccio adesso: lavorare con la musica. Grazie Lelio del tempo concessoci e al prossimo album! Vorrei ringraziare te e tutto lo staff di Hardsounds.it per lo spazio che mi avete concesso; vi terrò informati della mia attività.
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