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NICE

L'intervista a due dei componenti del gruppo Nice avviene in un capannone industriale della Brianza operosa, oggi meno indaffarata. I tempi sono difficili per tutti. La saletta è stata ricavata in uno stanzone dalle pareti ricoperte di tappeti di ogni sorta e colori, un United Color of Benetton alla buona, non griffato, puro, ed una scenografia scarna ed essenziale dove predomina la materia, la strumentazione. I colori variopinti si mischiano a vuoti di bottiglie di birra e a mozziconi di sigarette, gli strumenti crescono in modo oculato, i Nice sono molto attenti all'aspetto strumentale. Paolo non e' presente all'intervista per impegni inderogabili (speriamo non snobbi l'intervista perchè non ha gradito il live report della sottoscritta: non avrà mica già indossato habitus del ficus?!?), ma le risposte poi sono state poi recuperate. Largo ai giovani!! Ah ah! Ciao come va? Senza perderci in preamboli mi concentrerei sui testi. Delle altre cose si è già detto abbastanza e in diverse occasioni a quanto mi risulta. Iniziamo allora. "Il Piccolo Principe" dice testualmente avrai una casa, un lavoro fisso, una macchina pagata a rate, metterai da parte i desideri e scenderai a compromessi. Quale il vostro sogn? Cosa desiderate dalla musica? Accettate mai compromessi? - Luca: No, di fatto non accetto compromessi, l'importante per noi è fare musica, non pensiamo al risultato, se poi arriva tanto meglio. La musica è più che un hobby. - Gio': No. In generale no, mai, poi forse in qualche circostanza devi, ma non è volontario. - Paolo: poter dedicare anima e corpo alla musica senza avere troppe preoccupazioni nel "sopravvivere". Non è possibile vivere senza accettare compromessi. Per fare buona musica bisognerebbe accettarne il meno possibile, ma non è sempre così facile. Desidero "la" musica, non "dalla" musica. E' l'unico punto della vita in cui capisco Wilde quando dice "la felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha". Quando suono sono felice perchè desidero quello che ho. C'è da aggiungere che l'atto del suonare è già azione, il desiderio si è tramutato in volere, si è attuato, e si riparte daccapo. Cosa scegliete tra il fine, la meta o il percorso? Il viaggio, la metafora di Itaca per intenderci. - Luca: il viaggio, il percorso senza dubbio. - Giò: assolutamente il viaggio senza neanche pensarci perchè il fine arriva da sè. Il percorso anche io. - Paolo: il fine, la meta. Quindi il fine giustifica i mezzi? - Paolo: idealmente non è così. Nella realtà il fine giustifica il mezzo. Nel testo "La Repubblica Di Salo" un angolo di vista interessante che viene alla luce è la spudoratezza. Dite "questa sera danno il grande fratello in tv", oppio per i popoli (una volta l'oppio dei popoli era la religione). Manuel Agnelli dice che tutta la merda è in tv, ma la merda (!) la trovi solo in tv? Quanta "monnezza" gira su internet e su Facebook, dove paradossalmente si finisce per imitare il peggio della tv, e qualche cretino/a di turno tenta miseramente di far assurgere a becero sottoprodotto dell'arte, oscenità varie (foto, pensieri) con definizioni fritte, rifritte. E' il gusto del bello (?!!). Inutile spiegare a chi non capirebbe! - Luca: la televisione è il modo più semplice, forse più immediato, di diffondere merda. - Giò: in tv vanno bene le tette ed il trash, su internet più o meno è la stessa cosa, ma meno diretta. La tv e' piu' diffusa. Mi viene in mente MTV che adesso fa solo programmi, una volta potevi ascoltare musica, tanta musica di ogni genere. - Paolo: la merda su internet è più tollerabile, in tv decide lei, e' la tv che propone, in internet invece c'è una azione e una reazione e decidi tu cosa fare. Con la frase straordinaria un rigurgito di dignità, vengono fuori parole come "autostima" e soprattuto "identita"... - Giò: ho citato un mio professore del liceo di filosofia, rivolgendosi ad un mio compagno di classe che parlava a sproposito e lo aveva apostrofato con "non hai neanche un rigurgito di dignità". Questa frase è cattivissima. Vuoi apparire in un modo che non sei. - Paolo: autostima e identità sono due parole per cui lottare. Sono come due stelle polari da seguire, che indicano la direzione giusta. ...fottere, sputare in faccia, parlare alle spalle...: lo avete mai fatto? - Luca: no, non l'abbiamo mai fatto, magari indirettamente qualche volta, ma mai voluto. - Giò: non lo volete fare, ma lo fate, qualche volta il confronto non è alla pari. - Paolo: come Paolo si, ma non per presa di volontà. Come Nice no. In "Qualcosa Di Importante" emerge un aspetto, la coerenza. No Milano, no party. Siete dentro, o fuori Milano party? - Luca: fuori Milano party, sono dentro l'aperitivo soltanto per ubriacarmi. - Giò: assolutamente fuori Milano party, out Milano. Fuori dagli "aperitivisti". - Paolo: dentro il party. La meschinità è un arte, l'egoismo incalza ed io ne faccio parte e non importa più a nessuno se hai sentimenti. Non vi sembrano due concetti contraddittori? - Luca: non è contraddittorio, dipende. - Gio la contraddizione fa parte della vita, mi riconosco uomo, mi riconosco in questa contraddizione e ho bisogno di dire ciò che penso. - Paolo: la contraddizione è sintomo di coerenza. Quanto conta scrivere un testo "fico" per fare colpo (io sono diverso, tutto il resto è merda, però tutto sommato se serve un po' di merda va bene). "Il Decalogo" è molto sarcastico. - Luca: mi viene in mente il Politecnico che frequento, si è verificato che per una partita di calcio c'è stato il pienone, mentre è venuta Zaha Hadid a parlare di architettura e c'erano molto meno persone rispetto alla partita, e stiamo parlando del Politecnico di Milano. - Giò: la partita è l'ultimo barlume di patriottismo. - Luca: non me ne frega niente di dire sono fico, prendo una posizione con la musica, la musica è per noi denuncia, una esigenza vitale, ci divertiamo ed in piu' ci piace farla a modo nostro. - Giò: tu non la vedi così. Ok, noi abbiamo bisogno di dirlo ed esprimerlo nel modo che ci piace e con cui ci divertiamo. - Paolo: il testo deve arrivare alle persone del 2012 e ti basi su un modello che c'entra con l'epoca che stai vivendo. Citate Pasolini e avete 20 anni, (Paolo 30) nel titolo di un testo, e ne avete parlato più o meno altre volte, ma cosa significa per voi? E' una citazione? - Paolo: assolutamente no, non è una citazione, lo stimo. E allora Pasolini e Brianza, o Pasolini o Brianza? - Luca, Giò: lo conosciamo poco, ci siamo ripromessi di approfondire largomento. - Giò: ci fa pensare a contraddittorietà e critica costruttiva. - Paolo: Pasolini o Brianza, nel senso che non c'è nessun punto di incontro. A quale sostantivo o aggettivo associate la Brianza il cui nome rimanda inevitabilmente a diversi luoghi comuni non proprio simpatici. - Luca: il prato. - Giò: Alpor (nome trasfigurato di qualcuno sempre pronto a chiedere soldi) - Paolo: Danè e laurà (soldi e lavoro) Avete parlato spesso di come una volta le cose venivano fatte bene, tipo la macchina da scrivere lettera 22, e allora vi chiedo cosa scegliete tra lettera 22 e una certa notorietà su Facebook. - Luca, Giò, Paolo: lettera 22... uhm uhm (cari lettori non conoscete lettera 22? Andate su Facebook!) Che musica ascolate? E Che dite della musica italiana oggi? - Luca e Gio: tutta la musica bella, Nine Inch Nails, The Paper Chase, Brand New, The Appleseed cast, Sebastian Ingrosso. - Gio: della musica italiana di oggi dico che la musica underground è stimolante. Qual'è l'ultimo CD che avete comprato? - Luca e Gio: 'King of Limbs' dei Radiohead. Perche' urlate? - Gio: E' L'URLO UMANO, è una esigenza, una necessità di vita, è la rabbia. - Luca: non sappiamo cantare. - Paolo: perche' c'e sempre qualcuno che dice che diamo fastidio.

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