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IN TORMENTATA QUIETE

Abbiamo aspettato cinque anni per avere tra le mani il terzo album degli ITQ, ma l'attesa è stata ampiamente ripagata. Come mai tutto questo tempo? Lorenzo Rinaldi (chitarre): La composizione di un brano richiede per noi tempo. Noi non forziamo una melodia o un arrangiamento, esso deve nascere spontaneo provando e riprovando le varie soluzioni. Possiamo impiegare vari mesi anche solo per un passaggio di qualche secondo. Noi facciamo musica per il piacere di farlo e se un pezzo non ci soddisfa non ha nessun senso registrarlo e farlo uscir fuori semplicemente perché questo non ci rappresenta.

Cosa significa 'Cromagia'? Quali obiettivi vi siete prefissati con questo disco? Cromagia significa semplicemente “magia del colore”, è emozione pura, un colore che diventa musica che torna ad essere immagine e che diviene verbo “in un anaestatico cerchio espressivo”. Non abbiamo obiettivi se non quello di appagare la nostra esigenza di comunicare sperando di far nascere emozioni.

Ci sono collegamenti concettuali con le precedenti uscite? In ogni opera c'è uno studio dell'essere Uomo. Il momento in cui si è soli ('I tre attimi del silenzio'), i pensieri che nascono in quei momenti ('In Tormentata Quiete'), il risveglio dell'Uomo ('Teatroelementale') e infine il suo creare Arte ('Cromagia').

Quanto hanno influito nella scrittura del disco i cambi di line up e perché avete scelto proprio Irene Petitto e Simone Lanzoni (cantanti)? Avete adattato la musica a loro oppure è avvenuto il contrario? Sia Simone che Irene sono due grandi artisti (non semplici musicisti) in grado di comprendere la nostra creatura quindi “scegliere” loro è stato del tutto naturale. Chiunque entri nel mondo In Tormentata Quiete mette in esso parte della sua personalità e allo stesso tempo si adegua alle altre personalità. La musica si è plasmata su loro e loro hanno plasmato se stessi in funzione del pezzo.

Descrivici ogni colore di 'Cromagia' e il perché dell'abbinamento con i cinque sensi. Immagina un viaggio, in cui i tuoi sensi vengono svelati lentamente... Blu: Colore dell'intuizione, del concepire...vieni assalito dagli odori della vita, dell'idea (Chitarra) Rosso: Colore dell'energia, della conoscenza che diviene...conosci il mondo tramite il gusto il sapore della vita (Percussioni) Verde: Colore dell'amore verso le proprie passioni, dell'amore di vita...parli al mondo, con esso divieni (Voci Pulite) Giallo: Colore della passione, del fuoco della vita...tocchi l'energia che ti circonda e con essa pulsa il tuo cuore (Basso) Nero: Colore del tutto, dell'universo...il vedere ti destabilizza, porta frenesia, base della creazione (Voce Urlata)

La prefazione di Porz (Malnàtt) è un grande attestato di stima "sui generis". Che effetto ha avuto su di voi? Io stimo tanto Porz come artista e come comunicatore. Trovo le sue intuizioni geniali e, forse per questo, poco comprensibili. Lo ammiro così tanto da odiarlo e sono felice di sapere che l'odio è reciproco.

Nei concerti sarà estremamente difficile ricreare le atmosfere dei vostri brani. Ci riuscite sempre, o in parte? Quali sono quelli più ostici da rendere sul palco? Il live è una situazione molto differente dalle sensazioni che deve dare un disco. Il live è scambio reciproco di emozioni ed energia. Il live deve essere sudore e divertimento, quindi arrangiamo al meglio i nostri pezzi e cerchiamo di far arrivare più forza possibile a coloro che ci ascoltano

Ripetervi non è nel vostro stile, eppure mantenete un equilibrio compositivo che vi fa subito riconoscere. Quali sono le regole che avete tenuto per questi anni affinché la musica che suonate fosse solo vostra? Antonio Ricco (tastiere): La nostra regola è non avere regole. Non ci poniamo nessun limite, suoniamo per il piacere che questo ci dà, suoniamo per un nostro bisogno e così componiamo. Mai posti la domanda se un riff suonasse troppo metal o troppo pop, mai detto: “Qua ci andrebbe un riff alla Slayer”. Liberiamo la musica dai suoi schemi e lasciamo che tutte le idee vengano provate fino a trovare la soluzione che maggiormente ci soddisfa.

I territori e la poetica di 'Teatroelementale' sono stati esplorati a pieno, o in futuro ci sarà occasione di tornarci? Cos'è il teatro per voi? Il teatro è vita. Come dice Pirandello: “Forma della vita stessa, tutti ne siamo attori; e aboliti o abbandonati i teatri, il teatro seguiterebbe nella vita, insopprimibile”. Questo ti fa comprendere come per me “Teatroelementale” sia solo un inizio via, ma allo stesso tempo non so dirti se mai riprenderò quella via perché non so cosa la mia esigenza di raccontare mi porterà a fare un domani. Sono un uomo e in quanto tale diviene ed è solo certo del presente, felice del suo passato ma inconsapevole del proprio futuro.

Quali sono le cose più bizzarre che avete sentito dire di voi? Che siamo un gruppo black metal. Per favore, non offendiamo, il metallo nero (vedi: in italiano rende meglio) è un altro pianeta, sicuramente abbiamo delle influenze ma non siamo all’altezza di essere definiti gruppo black metal.

Con la pubblicazione del disco avete messo un punto a una fase della carriera, in pratica. Guardandovi alle spalle, ascoltando 'Cromagia', quali sono gli aspetti in cui sentite di poter/dover migliorare e in quali l'avete già fatto? Ci sono delle cose che oggi mi suonano come delle ingenuità (alcuni arrangiamenti un po' infantili, la poca cura del mixaggio in alcuni lavori) ma questo fa parte dell'evoluzione e del percorso di una qualsiasi entità musicale. La crescita non è finita quindi sicuramente con la conoscenza miglioreremo l'aspetto “arrangiamento del pezzo” per meglio soddisfare la nostra voglia di raccontare l'Uomo.

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