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Fabri Kiareli’s F.E.A.S.T

Il debutto dei F.e.a.s.t. di Fabrizio è uno degli highlight del 2010, un gran disco di sano, onesto e sanguigno rock and roll. Fabrizio si è concesso ad Hardsounds e abbiamo scoperto un vero personaggio cresciuto a Rock And Roll, con un'anima profonda, una conoscenza musicale infinita e le idee chiarissime su quel che è stata, com'è e come sarà la scena musicale Hard rock italiana. Un peccato che non si sia potuto andare avnti a chiaccherare all'infinito Ciao Fabri, è un piacere e un onore poterti intrevistare. Come stai? Non mi fermo mai un attimo ma non mi posso lamentare, grazie! In Rise c’è tutta l’anima degli anni ’80 e la grinta degli anni ’90, i brani sono stati composti appositamente per questo disco oppure sono più datati? I brani composti più indietro nel tempo dovrebbero essere tre o quattro, adesso non ricordo con esattezza. Comunque non più indietro del 2006. Dopo aver passato gli ultimi 15 anni a seguire i trend del momento e a esplorare / amare generi diversi, ho sentito che era il momento di fare un album con le sonorità che hanno fatto da colonna sonora alla mia gioventù. Non me ne frega un granchè di essere alla moda, anche perché trovo che le varie forme di rock presunto attuale come Nu Metal, Emo etc non valgano nemmeno un brufolo sulle chiappe del vero rock anni 70/80 Ho trovato la copertina veramente splendida, è tuo figlio/a il bimbo in copertina? Com’è nata l’idea? Si tratta del mio terzo genito. Ero al telefono col fotografo (Bruno Durazzi) e stavamo cercando un’idea per la cover, quando vedo passare mia moglie con in braccio il piccolo Tommy nudo appena uscito dal bagnetto: non ho avuto dubbi! L’album si intitola “Rise”, ovvero sorgere. La foto di copertina rappresenta al meglio il concetto quindi io che tengo in braccio una nuova vite. E poi un cd se fatto con onestà è come se fosse un figlio! Come hai fatto a farti mettere sotto contratto con la Avenue Of Allies? In realtà non sono io che li ho cercati. Un giorno mi chiama il mio amico Ale Del Vecchio e mi dice: “Sabato ti porto Greg della Avenue così ci fai due chiacchere, gli ho detto di andare sul tuo myspace, ha sentito le previews e gli sono piaciute, quindi vorrebbe proporti un contratto”. Sarò eternamente grato ad Ale per ciò che ha fatto,è davvero un amico. Una volta l’hard rock italiano era preso di mira perchè accusato di essere una bieca imitazione dei grandi d’oltremanica od oltre oceano, cos’è cambiato oggi? Perchè siamo arrivati con 20 anni di ritardo (se siamo mai arrivati)? Innanzi tutto c’è da dire che a distanza di 20 anni, il genere è tornato di moda tra gli appassionati un po’ ovunque nel mondo, non solo in Italia. Per quanto riguarda il made in Italy, devo ammettere che non ho mai seguito la produzione discografica hard rock italiana e nemmeno la seguo adesso. In effetti quel poco che ho sentito a cavallo tra gli 80 e i 90 non mi ha mai colpito particolarmente. I mezzi non c’erano, trovare un produttore esperto era impossibile, il sound era spesso scadente e da quanto mi ricordo mancavano soprattutto le canzoni. Io fino alle scuole medie abitavo a Mexico City, una metropoli di 80 milioni di abitanti, direttamente influenzata in tutto e per tutto dagli U.S.A. e avanti anni luce rispetto all’Italia degli anni 80. Laggiù ogni ragazzino sapeva chi erano Judas Priest, Uriah Heep, Rush, Styx, Molly Hatchet, Scorpions, Ted Nugent, Foreigner, era una cosa normale! Ho trovato un vecchio video in cui a 10 anni passeggiavo con una maglietta dei Led Zeppelin. Sono arrivato in Italia e mi sentivo un marziano: vedere un metallaro per me era un miraggio! Credo che siamo arrivati con 20 anni di ritardo perché la tradizione italiana erano Morandi, Vanoni, Celentano e poi Ramazzotti, Carboni etc, ascoltare hard n heavy e farsi crescere i capelli, non significava automaticamente saperlo scrivere perché mancavano gli ingredienti nel nostro istinto. Ti faccio un esempio: adorare la pizza non significa essere per forza dei bravi pizzaioli. Ci sono voluti più di due decenni per metabolizzare quei suoni e farli entrare nel dna. Andando ancora più indietro, nei paesi anglosassoni bands come Deep Purple, Led Zeppelin, Journey arrivavano dal blues e dal rock n roll. In Italia negli anni 60 si ascoltavano i Dik Dik, Claudio Villa e i Camaleonti. Negli anni '80 non era possibile essere all’altezza del songwriting americano, tedesco e inglese perché era troppo presto, non c’era una tradizione rock abbastanza radicata. Era solo l’inizio. Per mia fortuna io abitavo oltre oceano e mi sono evitato gran parte della musica italiana di quegli anni. Non sono passato dai Matia Bazar agli AC/DC, ma dai giocattoli al hard rock immediatamente! Certo poi questo percorso, una volta arrivato in Italia a metà anni 80, mi ha reso la vita doppiamente difficile: mi sono sempre sentito un outsider. C’è ancora della strada da fare ma credo che adesso in Italia ci siano alcune ottime band: l’ultimo degli Edge Of Forever è un bellissimo esempio di melodic hard rock e non lo dico perché ci suona Ale del Vecchio. I miei colleghi di etichetta Perfect View hanno scritto un piccolo gioiellino, curato sotto ogni aspetto. I Killing Touch, sebbene siano lontani dai miei gusti, sono un ottimo esempio di Melodic Power Prog. Nel thrash metal ricordo invece che le bands italiane erano già ad un ottimo livello 20 anni fa, vedi Broken Glazz, Extrema etc. Sembrerebbe che al giorno d’oggi il rock pesante Made in Italy di maggior successo sia il power metal di Labyrinth, Vision Divine, Rhapsody, ma ne parlo quasi esclusivamente solo per sentito dire perché non è un sound che mi interessa. Troppo barocco e farcito. La cosa per la quale in Italia rimaniamo terribilmente indietro continuano ad essere le etichette specializzate: poca distribuzione e poca credibilità all’estero. Fatta eccezione per la Frontiers che però manco se lo sogna o quasi di produrre artisti italiani! Di tutte le recensioni che hai letto, quale è quella che ti ha fatto più incavolare (non provare a scrivere la mia!!! risate, ndr) Un paio di recensioni che non mi hanno promosso a pieni voti, sono arrivate dall’Italia, tu ne sai qualcosa? (risate, ndr) Ma nulla di grave. Non ne ricordo una particolarmente negativa, ma anche se dovesse capitarmi prenderò come esempio Paul Stanley e Gene Simmons. Se avessero dato retta ai giornalisti che li stroncavano, i Kiss sarebbero morti e sepolti già dopo i primi anni. L’unico giudizio che veramente conta è quello di chi è sotto il palco a cantare le canzoni. La stampa di settore italiana a tuo avviso è ancora colma di pregiudizi verso chi produce hard rock nel nostro paese? Non per quanto ne sappia io. Le uniche riviste di settore che leggo sono Classix e Classix Metal e sulle loro pagine ho trovato uno stesso metro di giudizio a prescindere dal paese di provenienza dell’artista preso in considerazione. Comprendendo perfettamente le enormi differenze, tra Pino Scotto, MisterNo, Nannini, Dolce Nera and Tricarico, etc dove la tua arte di sposa meglio oppure, se quanto sopra non ti ha soddisfatto ancora pienamente, cosa non hai ancora fatto che vorresti fare veramente (indifferentemente dallo strumento, voce o chitarra che siano)? Prima di tutto devo puntualizzare che con la Nannini ho avuto a che fare solo in due giorni di studio e non si è trattato di un lavoro continuativo. Alla fine hanno scelto un altro perchè ero risultato… troppo rock (risate, ndr)! La produzione voleva partire in tour con l’idea di tenere gli ampli fuori dal palco lontani decine di metri, insonorizzati in apposite scatole e noi i musicisti dovevamo sentire tutto solo con le cuffie, via radio. Gli ho chiesto se erano pazzi; da li abbiamo capito che la mia idea di suonare on stage era un po’ diversa dalla loro, insomma le solite cose all’italiana. Ero con Pino attorno al '93 / '94 e certamente li mi sentivo a mio agio… si suonava rock n roll e si poteva tirare su il volume degli ampli a manetta. Con Dolce Nera e Tricarico si è trattato di lavoro. Non fanno parte di ciò che ascolto sebbene Francesco (Trica) devo ammettere che è nel bene e nel male un artista sincero e libero, assolutamente non schiavo del business musicale italiano. In generale non amo la figura del session-man italiano. In Italia nel circuito dei tournisti blasonati, trovo che ci siano tanti musicisti troppo sopravalutati, ma a mio avviso si tratta di persone assolutamente nella media, con poca personalità musicale, al servizio di marketing davvero scadente. Dopo esserci finito dentro, ho capito che non fa per me: in quel circuito c’è davvero poco spazio per l’arte e l’amore per la musica. La cosa che non ho ancora fatto ma vorrei tanto fare è portare la mia band fuori dall’Italia per un tour Europeo ed oltre. Anche un tour in club da due o trecento persone, senza pretendere troppo, ma almeno per testare se all’estero sono così avanti ed è così bello come crediamo noi. Un’altra cosa che mi manca è suonare blues rock alla Clapton, Rory Gallagher etc come facevo una decina d’anni fa. Purtroppo gli impegni musicali non mi danno tregua ed ho dovuto mettere da parte questa mia grande passione, anche se ogni tanto coi Mister No proponiamo qualcosina di Gary Moore. Di tutte i musicisti con cui hai condiviso il palco, chi è il più figo con cui hai lavorato e chi il più idiota che tu abbia mai incontrato? Di idioti ne ho conosciuti un bel numero, ma sicuramente non ti farò qui i nomi. Tra quelli fighi non me ne viene in mente uno in particolare, ognuno a modo suo mi ha lasciato qualcosa di positivo. Attualmente sono coinvolto con grande orgoglio nella reunion dei Trip, storica prog rock cult band angloitaliana al pari della PFM. Abbiamo suonato come co- headliner il 5 novembre al Prog Fest a Roma insieme a PFM, Jan Anderson dei Jethtro Tull e David Cross e John Wetton dei King Crimson. Il primo chitarrista dei Trip era un certo Ritchie Blackmore, all’organo Hammond suona Joe Vescovi, un vero rocker d’altri tempi che ha suonato nei Rainbow di Blackmore e Cozy Powell negli U.S.A. nel 77. Alla batteria c’è Furio Chirico, considerato uno dei migliori batteristi italiani ed internazionali. Questo per me è un gran bel salto in avanti rispetto a prestare servizio in una qualsiasi tournee di musica leggera italiana Dai un voto al chitarrista da 1 a 10, dove 1 è paragonabile ad una Melody Diavoletto e 10 è una Les Paul del ’54? Ace Frehley = 10 per il marchio di fabbrica Gary Moore = 12 classe, tocco, personalità… con lui la chitarra parla, grida e sussurra George Lynch = 8 e mezzo… gli avrei dato il voto pieno ma quando l’ho visto live il suono era sporco e l’esecuzione non sempre impeccabile Michael Sweet = 8 Tommy Thayer = 7 e mezzo Mark Diglio (Xyz) = 10 peccato si sia ritirato dalle scene. Fantastico! Mick Mars = 7, il suono dei Motley è anche merito suo John Sykes = 10 grandioso chitarrista, il giusto equilibrio tra tecnica e feeling, inoltre è un cantante formidabile Dan Huff = 12 idem come per Gary Moore Giacomo, nella tua lista ne mancano parecchi, li aggiungo io: Paul Gilbert, Kee Marcello, John Norum, Vito Bratta, Ritchie Kotzen, Neal Schon, Michael Schenker, Nuno Bettencourt etc… per non parlare dei VERI maestri tipo Page, Marino, Blackmore, Beck, Clapton, Hendrix, Gallagher etc Che tipo di partecipazione ha avuto Ale del Vecchio al tuo disco? Io e Ale ci conosciamo da anni. Suoniamo insieme in una band in cui entrambi cantiamo le hits di Eagles, Queen, Europe, Survivor, Creedence etc. Mi è sembrata la cosa più ovvia trasferire questo nostro sodalizio umano ed aritstico anche in un brano del mio album L’ultimo... L’ultimo libro letto = sto leggendo Vietnam, a dirty lie L’ultimo concerto visto dalla platea = la PFM e Jan Anderson che hanno suonato dopo di me a Roma coi Trip L’ultimo evento sportivo a cui hai assistito = una partita di pallacanestro di mia moglie. Era una professionista nel Como basket L’ultimo film visto al cinema = è passato troppo tempo, forse War Of The Worlds o il remake di Superman. L’ultimo personaggio famoso a cui hai stratto la mano = non ricordo L’ultimo cd-tributo a cui hai partecipato = nessuno L’ultima volta che ti sei perso = non ricordo L’ultima volta che hai visto Ale Del Vecchio nudo = giovedì scorso in camerino L’ultima volta che ti sei ubriacato= ieri Raccontaci il tuo peggior concerto o tour, cosa è andato male e cosa non è andato bene… Per fortuna non ricordo di momenti particolarmente tragici. Capita ogni tanto di non essere al 100% con la voce, ma è normale routine quando si fanno 100 date all’anno. Ogni tanto arriva la settimana in cui si è ammalati ma si va a cantare lo stesso e si dà il massimo. Adesso mi è venuto in mente un aneddoto. Estate 2003, Piazza del Duomo a Crema con Dolce Nera. Chiedo ad uno dei tecnici se è capace ad accordarmi le chitarre. Mi assicura di non preoccuparmi, ci penserà lui. Al primo pezzo mi accorgo che la chitarra era tutta scordata…non potevo interrompere lo show e sostituirla a soli tre minuti dall’inizio del concerto. Sta per arrivare il momento dello stacco in cui io rimango da solo a suonare dei power chords con Dolce Nera che ci canta sopra. Mamma mia fu davvero imbarazzante! Volevo nascondermi. Ovviamente il tecnico a fine show ha sentito le mie urla!!!!! Citi tra i tuoi miti i Dokken, Whitesnake, Gary Moore, Tesla, Xyz, come mai con i Mister No proponi musica tendenzialmente più tamarra (Metallica, Pantera, Motorhead, etc). invece di tributare gli onori unicamente ai tuoi eroi? Ascolto e adoro in egual misura il melodic hard rock come il metal tradizionale e quello più aggressivo. I primi tre album dei Metallica per me sono fondamentali. Tra le mie bands preferite dei primi anni 90 ci sono i metallers Vicious Rumors. Cowboys From Hell e Vulgar Display Of Power dei Pantera li ho consumati. Chi non ascolta i Motorhead non è un rocker fino in fondo, no way!!! Credo la tua domanda si riferisca a quanto scritto sul sito della band…ehm…non è molto aggiornato. Non canto i Soundgarden da almeno sei anni sebbene li ritenga una delle pochissime bands valide del movimento grunge. Negli ultimi anni coi Mister No suoniamo per lo più i classici che amiamo e che hanno fatto la storia del rock pesante, ovvero Deep Purple, Led Zeppelin, Kiss, Scorpions, AC/DC, Iron Maiden, Whitesnake, Rainbow, Ozzy, Black Sabbath e ogni tanto sconfiniamo nei Metallica per fare contenti quelli dai gusti un po’ più pesanti. Tra le altre cose, se mi mettessi a suonare solo Dokken, Tesla e XYZ, dovrei cercarmi un altro lavoro perché troverei un ingaggio ogni 4 mesi!!!! Ora come ora se voglio proporre quel tipo di sonorità, ha più senso suonare i brani dei F.E.A.S.T: cosa che tra l’altro stiamo già facendo con ottima risposta del pubblico.

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